Roma – Per la prima volta, è stato sviluppato un impianto retinico in grado di ripristinare la vista nei pazienti con degenerazione maculare senile (AMD) avanzata. A riuscirci gli scienziati dell’Università di Pittsburgh, dell’Università di Bonn e della Stanford University, che hanno pubblicato un articolo sul New England Journal of Medicine per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da José-Alain Sahel, Daniel Palanker e Frank Holz, ha ideato un impianto retinico senza fili per contrastare le problematiche dell’AMD, la principale causa di cecità irreversibile negli anziani. Questa patologia, spiegano gli esperti, colpisce oltre cinque milioni di persone in tutto il mondo. Nell’ambito dell’indagine, i ricercatori hanno coinvolto 38 partecipanti di età pari o superiore a 60 anni, reclutati in 17 sedi in cinque paesi europei. Di questi, 32 individui hanno completato il follow-up di 12 mesi. All’interno della coorte, 26 persone hanno ottenuto miglioramenti clinicamente significativi nell’acuità visiva e 27 partecipanti hanno riferito di utilizzare una protesi visiva a casa per leggere numeri o parole. “Oltre l’80 per cento dei pazienti – riporta Sahel – è riuscito a distinguere lettere e parole, e alcuni sono riusciti persino a leggere un libro. Un risultato impensabile 15 anni fa, quando abbiamo iniziato a ragionare su questo sistema”. L’approccio si basa sul sistema PRIMA, che sostituisce i fotorecettori perduti con un impianto wireless flessibile di 2×2 mm che converte la luce in segnali elettrici per stimolare le cellule retiniche rimanenti. Una telecamera montata su occhiali speciali cattura le immagini e le proietta sull’impianto utilizzando una luce invisibile nel vicino infrarosso. L’impianto converte quindi la luce in impulsi elettrici, ripristinando il flusso di informazioni visive al cervello. È possibile regolare le impostazioni di zoom e contrasto per migliorare la visione funzionale. “Non siamo ancora in grado – commenta Sahel – di ripristinare una vista completa con il solo impianto, ma stiamo studiando metodi innovativi per migliorare ulteriormente la qualità della vita delle persone”. Per quanto riguarda il profilo di sicurezza, 19 partecipanti hanno manifestato effetti collaterali, tra cui ipertensione oculare, lacerazioni della retina periferica ed emorragia sottoretinica, ma nessuno di questi è stato pericoloso e quasi tutti si sono risolti entro due mesi. Attualmente, precisano gli esperti, PRIMA fornisce solo una visione in bianco e nero, senza sfumature intermedie, ma il team sta sviluppando un software che presto consentirà la visione dell’intera gamma di scale di grigi. Allo stesso tempo, il gruppo di ricerca sta progettando chip che offriranno una visione ad alta risoluzione. “La nuova versione di PRIMA – conclude Palanker – è già in fase di test in un modello murino, e potrebbe portare a uno scatto notevole nella risoluzione dell’immagine”.(30Science.com)
Valentina Di Paola
Realizzato impianto retinico che ripristina la visione negli anziani
(20 Ottobre 2025)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).