Roma – La notizia dell’emendamento approvato il 15 ottobre 2025 dalla Commissione Cultura della Camera suscita “profonda preoccupazione”. Lo ha detto il Comitato Centrale della FNOPO. Il provvedimento “estende il divieto di svolgere attività didattiche e progetti sull’educazione sessuo-affettiva anche alle scuole secondarie di primo grado, oltre a quelle dell’infanzia e primaria già vietate in precedenza”. Un passo indietro grave, perché “la mancanza di educazione sessuo-affettiva all’interno del contesto scolastico rifletterebbe una completa disinformazione degli adolescenti, nonché un arretramento significativo nella tutela e nella formazione delle nuove generazioni”, sottolinea Letizia Carotenuto, consigliera della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica (FNOPO). Come ricorda la FNOPO, “il diritto all’educazione sessuale e affettiva è considerato dall’UNESCO parte del diritto alla salute, nonché un presupposto imprescindibile per realizzare un pieno rispetto dei diritti umani e dell’uguaglianza di genere”. Negare tale diritto, aggiunge il Comitato Centrale, “significa non fornire alcun tipo di formazione, lasciando che la maggior parte dei giovani, non trovando supporto nella scuola, nelle figure professionali adeguate o nei genitori, cerchi informazioni in rete o tra i coetanei, spesso attraverso modelli distorti”. Secondo Carotenuto, “una simile mancanza di educazione farebbe incrementare nuovamente la percentuale delle malattie a trasmissione se— continua — non permette ai tanti giovani, e non solo, di riconoscere determinati comportamenti e di allontanare preventivamente chi li manifesta”. Per la FNOPO, “l’educazione sessuale è un intervento di salute pubblica di efficacia comprovata, un percorso di crescita che mette il rispetto per la persona al centro dello sviluppo evolutivo”. È un cammino che deve essere multidisciplinare, dove “accanto alla scuola è necessario il coinvolgimento di più figure professionali, tra cui l’ostetrica, che è il professionista sanitario adeguatamente formato per progettare percorsi educativi, fornire informazioni e diventare un punto di riferimento per gli adolescenti che necessitano di un confronto aperto e privo di giudizi”, evidenzia Carotenuto. “Oggi lo Stato italiano è uno dei pochi Paesi avanzati a non avere una legislazione sull’educazione sessuale e affettiva: l’unica proposta di legge risale al 1975”, ricorda il Comitato Centrale della FNOPO. Le scuole, di conseguenza, “autonomamente decidono se attivare corsi, sportelli o interventi mirati alla sessualità”. Ma alla luce del nuovo emendamento, avverte, “si corre il rischio concreto che negare l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole vada a impattare negativamente sulla consapevolezza del proprio corpo e dell’affettività”. (30Science.com)