Valentina Arcovio

Il cuore delle donne a rischio per eventi “invisibili”

(12 Settembre 2025)

Roma – La fragilità del cuore delle donnedipende anche dalla nostra incapacità di “ascoltarne” i segnali di sofferenza. E’ per questo che nella popolazione femminile è più alto sia il rischio di ‘ischemia o angina senza coronaropatia ostruttiva’ (INOCA-ANOCA) che di ‘infarto del miocardio senza ostruzione coronarica’ (MINOCA). A sottolinearlo sono gli specialisti riuniti al GISE Women, l’evento organizzato dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE) che si è aperto oggi a Salerno. “Molte donne con dolore toracico cardiaco e ischemia o attacco cardiaco – spiega Simona Pierini, coordinatrice Gise Women e Direttore della Struttura Complessa di Cardiologia e Unità Coronarica della ASST Nord Milano – non hanno stenosi significative nelle arterie coronarie, ma un restringimento di lieve entità, una disfunzione o spasmo dei piccoli vasi, che sfuggono nella diagnosi iniziale. Il 50-70% di chi ha sintomi aspecifici e malattia coronarica non significativa all’angiografia è donna. Il sesso femminile, inoltre, presenta più spesso fattori di rischio cardiovascolari non classici, spesso aggravati da stress, disturbi dell’umore, fumo, malattie autoimmuni, o come conseguenza della menopausa. Eppure la consapevolezza del rischio cardiovascolare femminile è scarsa. L’infarto ha un ritardo di 10 anni nelle donne rispetto agli uomini, ma la mortalità è più alta, così come le complicanze, che per il 90% colpiscono proprio le donne”. Tanto pericolose quanto subdole sono anche le dissezioni coronariche spontanee (SCAD), che fanno parte di una patologia sistemica che interessa gli strati della parete vasale. Le donne giovani, sottolineano gli esperti, sono le pazienti maggiormente colpite dalla malattia che può presentarsi come sindrome coronarica acuta, angina instabile o addirittura morte improvvisa. Anche le patologie valvolari sono spesso sottovalutate, con differenze importanti rispetto agli uomini per tipologia, diagnosi e trattamento. Meno donne vengono avviate a interventi correttivi, che presentano anche specifiche difficoltà tecniche legate all’anatomia più piccola. Nelle donne, inoltre, i sintomi tendono a essere più subdoli e aspecifici, con conseguente ritardo diagnostico. “Le pazienti spesso arrivano dal medico in fase avanzata, con progressione rapida e prognosi peggiore”, sottolineano Pierini e Tiziana Attisano, coordinatrice Gise Women e responsabile della UOSD di Emodinamica all’Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno. Mentre Francesco Saia, presidente GISE, e Alfredo Marchese, presidente eletto GISE, concludono: “È dunque essenziale aumentare la consapevolezza sulle specificità delle patologie cardiologiche femminili, sia tra la popolazione che tra il personale medico, per garantire una diagnosi precoce, un trattamento tempestivo e una migliore gestione a lungo termine. Affrontare queste disparità rappresenta una priorità per la salute pubblica e l’impegno del GISE, anche attraverso eventi specialistici come GISE Women, è quello di continuare a lavorare in questo ambito”. (30Science.com)

Valentina Arcovio