Roma – Identificate, per la prima volta, con chiarezza le due fonti distinte degli elettroni solari energetici, SEE, che inondano il Sistema Solare. A farlo la missione Solar Orbiter, guidata dall’Agenzia Spaziale Europea, ESA. I risultati sono riportati su Astronomy and Astrophysics. Analizzando oltre 300 eventi tra novembre 2020 e dicembre 2022, gli scienziati hanno distinto due tipi di emissioni: quelle rapide e impulsive originarie di brillamenti solari localizzati, e quelle graduali associate a ondate larghe di particelle rilasciate dalle espulsioni di massa coronale, CME. Questa scoperta è stata possibile grazie alla capacità unica di Solar Orbiter di osservare il Sole da distanze ravvicinate e di misurare gli elettroni in uno stato “incontaminato”, permettendo di datare con precisione momenti e luoghi di origine. Il rilevamento è stato combinato con dati satellitari del Geostationary Lightning Mapper per tracciare il numero di fulmini e la quantità di biossido di azoto prodotto dai temporali, nel contesto della meteorologia spaziale. Gli studiosi hanno inoltre analizzato i ritardi tra l’osservazione dei fenomeni sul Sole e la loro rilevazione nello spazio, scoprendo che questi recedono dai moti turbolenti e dalla dispersione causata dal vento solare e dal suo campo magnetico, che influenzano il viaggio degli elettroni nel Sistema Solare. Daniel Müller, scienziato di progetto ESA, sottolinea l’importanza di Solar Orbiter per migliorare le previsioni di meteorologia spaziale, fondamentale per proteggere astronauti e satelliti. Le future missioni ESA Vigil del 2031 e Smile del 2026 arricchiranno ulteriormente la comprensione delle tempeste solari e delle loro interazioni con il campo magnetico terrestre, offrendo strumenti avanzati per monitorare e prevedere l’attività del Sole e i rischi per la Terra. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Solar Orbiter traccia elettroni superveloci fino alla loro fonte sul Sole
(1 Settembre 2025)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.