Valentina Arcovio

I pazienti con Long Covid vengono “sminuiti” dai medici di base

(22 Agosto 2025)

Roma – I pazienti che soffrono di “Long Covid” si sono sentiti spesso non creduti e sminuiti dai medici. A rilevarlo è stato uno studio dell’Università del Surrey, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Sociology. La ricerca, basata sulle testimonianze di 30 persone, ha rivelato come molti si siano sentiti costretti a monitorare i propri sintomi con smartwatch e smartphone per avere dati oggettivi da presentare ai sanitari. Lo studio ha coinvolto 30 persone, di età compresa tra i 25 e i 62 anni, reclutate da gruppi di supporto online. L’obiettivo era capire le loro esperienze con la malattia e con l’uso di tecnologie per il monitoraggio dei sintomi. L’indagine è stata condotta in collaborazione con l’Università del Galles del Sud a Sydney e con l’approvazione etica del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Cambridge. Sebbene 12 partecipanti abbiano ricevuto una diagnosi senza problemi, molti altri hanno raccontato di aver affrontato difficoltà, sentendosi “respinti” dai medici consultati. Questo tipo di esperienza è stata particolarmente comune per chi ha contratto il Long Covid nel 2020, quando la condizione era meno conosciuta. Sazana Jayadeva, co-autrice dello studio, ha sottolineato la necessità di un cambio di rotta nella cultura medica. “Abbiamo riscontrato che le persone con Long Covid sono spesso lasciate sole in un sistema che non ha informazioni adeguate sulla loro condizione e non offre un supporto medico appropriato”, dice, aggiungendo che i pazienti si sentono costretti a fare da soli, affidandosi ai dati raccolti per difendere le loro necessità di diagnosi e cura. I partecipanti hanno riferito che i dati raccolti tramite dispositivi indossabili hanno dato loro maggiore sicurezza e fiducia nel sostenere le proprie ragioni con i medici. Tuttavia, molti hanno anche raccontato che queste informazioni sono state spesso “ignorate o persino non gradite” dai professionisti. “Esortiamo i medici a considerare i dati generati dai pazienti come una risorsa preziosa”, sottolinea Jayadeva. “Senza questo cambiamento, i pazienti affetti da malattie complesse come il Long Covid rischiano di rimanere bloccati in un sistema in cui devono agire come se fossero i propri medici”, conclude. (30Science.com)

Valentina Arcovio