Roma – La mappa del corpo elaborata dal cervello tende a rimanere invariata a seguito di un intervento di amputazione, il che confuta la teoria relativa alla plasticità cerebrale. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, condotto dagli scienziati dell’Università di Pittsburgh e dell’Università di Cambridge. Il team, guidato da Tamar Makin e Hunter Schone, ha seguito tre individui che avrebbero dovuto subire l’amputazione di una mano. Ai partecipanti è stato chiesto di muovere, o tentare di muovere, le dita e le labbra, durante la risonanza magnetica. I dati di imaging sono stati raccolti prima e dopo l’intervento, e poi a distanza di tre e sei mesi dalla rimozione dell’arto. Uno dei pazienti è stato ricontrollato anche a distanza di 18 mesi, mentre un altro è stato sottoposto all’esame dopo cinque anni. Il livello di coerenza osservato, riportano gli autori, è stato notevole: anche in assenza della mano, la regione cerebrale corrispondente si attivava in modo quasi identico. I ricercatori hanno anche confermato che la regione corrispondente alle labbra non aveva preso il posto della regione che rappresentava la mano mancante, smentendo le ipotesi di lunga data secondo cui la mappa del corpo può riorganizzarsi drasticamente. I risultati, spiegano gli scienziati, hanno implicazioni per il trattamento del dolore dell’arto fantasma e suggeriscono che il ripristino affidabile della sensibilità e il controllo degli arti robotici sostitutivi tramite interfacce cervello-computer potrebbero essere più praticabili a lungo termine di quanto si pensasse in precedenza. Per decenni, osservano gli esperti, i neuroscienziati hanno pensato che la perdita di un arto causasse una riorganizzazione della mappa corporea del cervello. Questo lavoro, commentano gli studiosi, contribuisce a spiegare perché gli approcci terapeutici incentrati sul ripristino della rappresentazione dell’arto nella mappa cerebrale hanno mostrato scarsi risultati per il dolore dell’arto fantasma. La ricerca suggerisce inoltre che ripristinare il movimento o la sensibilità di un arto paralizzato o di una protesi controllata da un’interfaccia cervello-computer è possibile nel lungo termine. “Abbiamo dimostrato che le mappe cerebrali del corpo sono stabili – conclude Schone – le tecnologie di interfaccia cervello-computer potrebbero operare partendo da questo presupposto”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Contrordine: il cervello non si riorganizza dopo un’amputazione
(21 Agosto 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).