Gianmarco Pondrano d'Altavilla

I virus possono aiutarci a proteggere la pelle dal Sole

(16 Dicembre 2024)

Roma – Un gruppo di virus comunemente presenti sulla nostra pelle noti come beta papillomavirus umani (beta HPV), potrebbero fungere da difesa primaria contro lo sviluppo di tumori legati alla troppa esposizione al Sole. E’ quanto emerge da uno studio guidato dalla Harvard Medical School e pubblicato su Cancer Cell. Per il loro studio gli autori hanno infettato un tipo di topo senza pelo, con uno di questi virus, denominato MmuPV1. Quindi hanno esposto sia i topi infetti che un gruppo di controllo alle radiazioni UV più volte alla settimana per diversi mesi. Entrambi i gruppi di animali hanno accumulato mutazioni nelle loro cellule della pelle, incluso un gene chiamato p53 che controlla la divisione cellulare e la morte. La perdita di questo gene porta alla formazione di “cloni” p53 mutanti , chiazze di cellule dall’aspetto normale che, sebbene non dannose di per sé, possono svilupparsi in chiazze squamose precancerose e infine in carcinomi. I topi infettati da MmuPV1 avevano cloni p53 più piccoli rispetto agli animali di controllo, il che suggerisce che il virus in qualche modo tiene sotto controllo le cellule mutanti. Questo effetto protettivo sembrava specifico del papillomavirus: quando i ricercatori hanno infettato i topi con il poliomavirus, un altro virus della pelle, non hanno trovato tali differenze tra animali infetti e non infetti dopo l’esposizione ai raggi UV. Nel complesso, i risultati suggeriscono che il papillomavirus si replica in modo anomalo e rapido nella pelle danneggiata dai raggi UV e che questa crescita eccessiva innesca il sistema immunitario per eliminare le cellule danneggiate. L’idea che i virus “segnalino” cellule potenzialmente cancerose è “affascinante” – afferma Tim Fenton, un biologo del cancro presso l’Università di Southampton, non coinvolto nello studio e sentito sul punto da “Science” – “Il virus si comporta quasi come un faro per dire: ‘Questa cellula ha perso la funzione p53’ e potrebbe diventare cancerosa”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla