Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Pfas, le “sostanze chimiche eterne” ora possono essere tracciate

(9 Agosto 2024)

Roma – I composti organofluorurati, a volte chiamati “sostanze chimiche eterne”, possono ora essere tracciati. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’ Università del Texas ad Austin e pubblicato su Environmental Science & Technology. La tecnica di tracciamento prevede il passaggio di campioni attraverso un forte campo magnetico e la lettura dell’esplosione di onde radio emesse dai loro atomi. L’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (EPA) ha in programma di regolamentare le sostanze chimiche eterne, tra cui i PFAS, ed eliminarne la maggior parte dall’acqua potabile. Tuttavia, i legami molecolari di queste sostanze chimiche le rendono difficili da tracciare. Questo perché l’impronta chimica convenzionale comporta la rottura delle molecole in uno spettrometro di massa che non funziona bene con i legami molecolari tenaci delle sostanze chimiche eterne. I ricercatori per risolvere il problema si sono rivolti a una tecnologia chiamata spettroscopia a risonanza magnetica nucleare (NMR), che misura la struttura di una molecola e ne identifica gli isotopi senza scomporla. La tecnica dei ricercatori utilizza lo strumento NMR insieme a strumenti computazionali per determinare il mix di isotopi di carbonio in ogni posizione nella molecola. Poiché il mix di isotopi di carbonio che si legano a ogni atomo di fluoro è unico per il modo in cui è stata prodotta la sostanza chimica, questa informazione può essere utilizzata come un’impronta digitale per tracciare la sostanza chimica. È come un codice a barre incorporato per le molecole, ha affermato il coautore dello studio David Hoffman, professore presso il Dipartimento di Bioscienze Molecolari presso la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università del Texas. “Una delle ragioni per cui ha funzionato così bene è perché stiamo assemblando strumenti provenienti da diverse aree della scienza che normalmente non si mescolano e li stiamo usando per fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima”, ha concluso. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla