Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Scoperti rischi nell’uso di ammoniaca come carburante per le navi

(12 Luglio 2024)

Roma – L’ammoniaca potrebbe essere un combustibile marittimo quasi privo di carbonio, ma senza nuove normative sulle emissioni, il suo impatto sulla qualità dell’aria potrebbe avere conseguenze significative sulla salute umana. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) e pubblicato su “Environmental Research Letters”. Decarbonizzare il trasporto marittimo per ridurre l’inquinamento è un obiettivo dell’Organizzazione marittima internazionale, un’agenzia delle Nazioni Unite che regola il trasporto marittimo. Una possibile soluzione è quella di sostituire la flotta globale alimentata a combustibili fossili con navi alimentate a combustibili sostenibili come l’ammoniaca, che potrebbe essere quasi priva di carbonio se si considera la sua produzione e il suo utilizzo. Ma nel nuovo studio, un team interdisciplinare di ricercatori del MIT e di altri istituti avverte che bruciare ammoniaca per il carburante marittimo potrebbe peggiorare ulteriormente la qualità dell’aria e avere effetti devastanti sulla salute pubblica, a meno che non vengano adottate normative più severe sulle emissioni. La combustione dell’ammoniaca genera protossido di azoto (N 2 O), un gas serra che è circa 300 volte più potente dell’anidride carbonica. Emette anche azoto sotto forma di ossidi di azoto (NO e NO 2, denominati NO x ), e l’ammoniaca non bruciata può fuoriuscire, formando infine particolato fine nell’atmosfera. Queste minuscole particelle possono essere inalate in profondità nei polmoni, causando problemi di salute come infarti, ictus e asma. Il nuovo studio indica che, stante la legislazione vigente, il passaggio della flotta globale al carburante all’ammoniaca potrebbe causare fino a circa 600.000 morti premature in più ogni anno. Tuttavia, con normative più severe e una tecnologia dei motori più pulita, il passaggio potrebbe portare a circa 66.000 morti premature in meno rispetto a quelle attualmente causate dalle emissioni delle spedizioni marittime, con un impatto molto inferiore sul riscaldamento globale. “Non tutte le soluzioni climatiche sono create uguali. C’è quasi sempre un prezzo da pagare. Dobbiamo adottare un approccio più olistico e considerare tutti i costi e i benefici delle diverse soluzioni climatiche, piuttosto che solo il loro potenziale di decarbonizzazione”, afferma Anthony Wong, postdoc presso il MIT Center for Global Change Science e autore principale dello studio . (30science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla