Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Le specie isolane sono a maggior rischio di estinzione per causa dell’uomo

(12 Luglio 2024)

Roma – Un nuovo studio pubblicato su Science Advances che ha coinvolto 2.813 specie di vertebrati tetrapodi mostra che le specie che vivono sulle isole hanno tassi metabolici relativi più lenti rispetto alle loro controparti sulla terraferma e questo ritmo di vita lento espone le specie insulari a un rischio maggiore di estinzione a causa dell’uomo. “Questa ricerca sostiene la potenziale applicazione di tratti associati alla sindrome insulare per migliorare la conservazione delle specie insulari rimanenti”, scrive uno degli autori Ying Xiong dell’Università agraria del Sichuan e colleghi. “La priorità di conservazione delle specie insulari dovrebbe considerare parametri di divergenza fisiologica rispetto alle forme di vita sulla terraferma”. L’evoluzione insulare è un atto di equilibrio. Le specie devono adattarsi a uno spazio limitato con risorse finite, il che porta a caratteristiche uniche, come il nanismo o il gigantismo. Questo fenomeno è chiamato “sindrome insulare”. Finora non era se la sindrome insulare avesse conseguenze nel metabolismo delle specie. Gli autori hanno studiato 695 specie di vertebrati ectotermici, tra cui 38 specie insulari, e 2.118 specie di vertebrati endotermici, tra cui 193 specie insulari. Hanno raccolto dati metabolici ed ecologici, come massa corporea, dimensioni della cucciolata, dieta e altro. Le analisi hanno mostrato che gli endotermi insulari, in particolare mammiferi e uccelli, hanno sviluppato convergentemente tassi metabolici relativi più lenti rispetto alle loro controparti continentali. Avevano anche intervalli di generazione più lunghi, il che significa che ogni generazione era più lenta a riprodurre la generazione successiva. Gli autori hanno anche confrontato questi risultati con le valutazioni del rischio di estinzione antropogenica fornite dalla Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (ICUN). Ciò ha svelato una chiara correlazione tra rischio di estinzione e metabolismo più lento. (30science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla