Roma – Eseguita nella sede IOV di Castelfranco Veneto, per la prima volta, una donazione di organi a “cuore fermo” in un ospedale Spoke. La procedura a “cuore fermo” è molto complessa, ma può fare la differenza perché aumenta del 30% la disponibilità di organi salvavita per il trapianto. A fare da apripista a livello regionale, come ospedale Spoke non dotato di cardiochirurgia, essenziale per consentire il prelievo, è stato lo IOV di Castelfranco Veneto.
Il caso riguarda una paziente ricoverata in terapia intensiva per un problema cardiocircolatorio acuto e un danno cerebrale esteso e definitivo, in uno stato di coma profondo irreversibile. Alla prognosi infausta e alla sopraggiunta morte, i familiari della paziente hanno risposto con un gesto di profonda generosità nel rispetto di quanto espresso in vita dalla paziente.
Il Coordinamento Ospedaliero Trapianti dello IOV, guidato dalla dottoressa Claudia Pietropaoli, insieme al dottor Massimo Sergi, Direttore UOC Anestesia e Rianimazione e alle equipe di Sala Operatoria e Terapia intensiva ha immediatamente attivato la procedura con il Centro Regionale e Nazionale Trapianti ottenendo l’autorizzazione a procedere con la donazione degli organi a “cuore fermo”, in un ospedale Spoke quale, appunto, lo IOV castellano. La donazione di organi dopo arresto cardiaco è molto complessa e necessita dell’ossigenazione extracorporea a membrana (Ecmo); una tecnologia che consente di riperfondere di sangue ricco di ossigeno in un ciclo continuo gli organi da preservare integri fino al momento dell’espianto. Intervento che è stato reso possibile grazie alla stretta collaborazione del cardiologo dottor Roberto Zecchel dell’Aulss 2 Marca Trevigiana e del cardiochirurgo dottor Vincenzo Tarzia, del cardioanestesista dottor Demetrio Pittarello e della tecnica perfusionista Federica Raffin dell’Azienda Ospedale Università di Padova.
L’intervento, che ha consentito la donazione del fegato e della coppia di reni, è durato circa otto ore durante le quali si sono alternati una quindicina di professionisti con il supporto del Coordinamento Regionale per i Trapianti del Veneto.
“Aver portato a termine una procedura di tale complessità è stato possibile senz’altro grazie al grande lavoro di squadra e alla sinergia con le altre realtà sanitarie del territorio che ringraziamo vivamente”, sottolineano la dottoressa Pietropaoli e il dottor Sergi. “Avere la possibilità di procedere con questi tipi di interventi anche in un ospedale Spoke è di fondamentale importanza perché ci consente di curare più pazienti in attesa di un trapianto.”
La dottoressa Maria Giuseppina Bonavina, Direttore Generale dello IOV, ringraziando tutti ha precisato che “l’intervento è frutto di una forte volontà oltre che il risultato della grande professionalità delle equipe coinvolte che hanno dimostrato come lavorare insieme porti risultati straordinari. E’ stata di fondamentale importanza la grande generosità della famiglia che denota una grande sensibilità umana nel rispetto della libera scelta.”
Oltre la prevenzione, diagnosi e cura dei tumori e ricerca oncologica, l’Istituto Oncologico Veneto si conferma un nodo sempre più importante della rete nazionale trapianti di organi e tessuti. Nell’ultimo triennio (2021-2023) il Coordinamento Ospedaliero Trapianti IOV, in collaborazione con la Direzione Medica e la Direzione Sanitaria IOV, e con il coordinamento del Centro Nazionale e Regionale Trapianti, ha realizzato 12 interventi di donazioni di tessuto vascolare da vivente, 10 donazioni di organi utilizzati, su 19 potenziali donatori valutati. Inoltre 334 donazioni di tessuti oculari, 28 donazioni multitessuto di cui 19 donazioni di cute. A questi dati ora si aggiunge il risultato di questa prima donazione di organi a “cuore fermo.”(30Science.com)