Roma – Non esiste una sola specie di colibrì gigante del Sud America, ma è possibile distinguere due taxa, indistinguibili visivamente, eppure differenziati sia dal punto di vista genetico che comportamentale. Lo evidenzia uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli scienziati del Cornell Lab of Ornithology e dell’Università del New Mexico. Il team, guidato da Jessie Williamson e Chris Witt, ha monitorato otto singoli animali. La popolazione settentrionale del colibrì gigante, riportano gli esperti, rimane sulle Ande tutto l’anno, mentre gli esemplari meridionali migrano dal livello del mare fino a 4270 metri durante i mesi non riproduttivi.
Nonostante gli uccelli siano indistinguibili esteriormente, riportano gli scienziati, si tratta di specie geneticamente distinte. Otto volte più grandi dei normali colibrì, questi esemplari sono sovrapposti solo dal punto di vista territoriale durante i periodi non migratori. “Le due specie che abbiamo identificato – afferma Witt – sono diverse l’una dall’altra come scimpanzé e bonobo. È sbalorditivo che fino ad ora non sapevamo che si trattasse di animali separati da milioni di anni di evoluzione”. Nell’ambito del lavoro, il gruppo di ricerca ha monitorato otto colibrì durante la loro migrazione dalla costa cilena fino alle Ande del Perù e ritorno. Secondo gli esperti, il comportamento migratorio potrebbe aver guidato la speciazione tra i Patagona gigas, la specie migratoria, e i Patagona chaski, dal termine quechua per “messaggero”. “Ci sono ancora molti aspetti che non conosciamo in merito a questi animali – conclude Emil Bautista, altra firma dell’articolo – dobbiamo capire come le due specie interagiscano, se si trovino o meno in competizione, come ripartiscono le risorse e come cambino le loro fisiologie durante i periodi migratori”. (30science.com)