Roma – Le persone fragili sono sempre più numerose, non solo per ragioni demografiche (gli ultra-65 enni in Italia sono ormai un quarto della popolazione), ma anche per la presenza di una serie di patologie (dai tumori, al diabete) che rendono questi pazienti più esposti a complicanze di ogni tipo. Comprese quelle infettive, molte delle quali sono prevenibili con i vaccini. Ma per proteggere al meglio questa popolazione di anziani e fragili bisogna essere proattivi. È questa la filosofia alla base del Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale 2023-2025 che promuove una diffusa capillarità dei punti vaccinali e una maggiore proattività nel raggiungere gruppi di popolazione ad alto rischio o difficilmente raggiungibili. E gli ospedali potrebbero giocare un ruolo di primo piano nell’individuazione dei ‘fragili’ e nell’offrire loro una serie di vaccinazioni.
“Al Gemelli – riflette la professoressa Patrizia Laurenti, direttore UOC di Igiene Ospedaliera della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e docente di Igiene all’Università Cattolica, campus di Roma – su 90 mila pazienti dimessi l’anno, circa la metà è composta da soggetti potenzialmente fragili (pazienti oncologici, diabetici, immunodepressi, trapiantati). Per tutti loro potrebbe essere programmata una protezione vaccinale per malattie quali influenza, Covid-19, polmonite da pneumococco, herpes zoster e, prossimamente, virus respiratorio sinciziale. Fondamentale l’alleanza con i clinici e gli specialisti che assistono questi pazienti perché ci aiutino a individuare, rispetto al loro percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale, il momento migliore per offrire questa copertura vaccinale”.
“La possibilità di offrire queste vaccinazioni in un setting ospedaliero – prosegue la professoressa Laurenti – è davvero un’opportunità grande che dobbiamo cogliere, perché porterebbe vantaggi non solo per i pazienti, ma anche per le strutture ospedaliere, con un efficientamento della loro organizzazione (più rapido turn over dei posti letto) e per l’abbattimento del rischio di ri-ospedalizzazione per complicanze legate alle malattie infettive prevenibili da vaccino. Vantaggi che si estendono all’intera società e al contrasto dell’antibiotico-resistenza”.
L’ambulatorio vaccinale ospedaliero del Gemelli e il programma Ospivax. Un anno fa, l’Osservatorio Italiano Prevenzione, lanciava il programma nazionale Ospivax. “Anche sulla base di quanto previsto dal nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale che stimola a valorizzare per le vaccinazioni dei setting alternativi (Medico di Medicina Generale, farmacie) ai centri vaccinali del territorio – spiega la professoressa Laurenti – il programma Ospivax invita a vaccinare in ospedale non solo i pazienti fragili e vulnerabili, ma anche gli operatori sanitari e i loro caregiver, secondo la strategia ‘cocoon’ (proteggo il caregiver e il familiare di un paziente fragile, per proteggere meglio il paziente). L’obiettivo insomma, come ospedale, è quello di mettersi al servizio della prevenzione perché abbiamo una grande opportunità di intercettare i fragili, che così possono approfittare di un’offerta vaccinale attiva, in integrazione con il territorio. I criteri di attribuzione dei ‘bollini’ Ospivax sono molto rigorosi, ma come Gemelli riteniamo di avere tutte le carte in regola per ottenere il bollino ed essere tra i primissimi a livello nazionale”.
Prevenzione e salute digitale. Un altro punto cruciale è come individuare i ‘fragili’. Sarà un algoritmo di intelligenza artificiale messo a punto dall’ICT del Gemelli (dottor Emilio Meneschincheri e dottor Tonino Marchetti) e applicato ai registri sanitari elettronici dell’ospedale, a individuare i soggetti più a rischio di ‘fragilità’. “Questi verranno ricontattati – anticipa la professoressa Laurenti – per un’offerta attiva di vaccinazione da erogarsi presso il nostro ambulatorio vaccinale ospedaliero (presso la sala prelievi del secondo piano, una volta a settimana) o presso i centri vaccinali di riferimento della ASL Roma 1 che collabora al Progetto. Questa attività rientra nel Work Package 3 CareVax, parte del progetto nazionale multi-stakeholder DARE (DigitAl lifelong pRevEntion), i cui referenti per Fondazione Policlinico Gemelli sono la professoressa Stefania Boccia e la dottoressa Roberta Pastorino. La fase pilota del progetto, che partirà il prossimo aprile e durerà 6 mesi, coinvolgerà i pazienti del Centro Malattie Apparato Digerente (CEMAD) e gli emodializzati. Il nostro obiettivo è di trasformarla in un’attività strutturata, a beneficio di tutti i pazienti del Gemelli”.
Le vaccinazioni per fragili e anziani. “La vaccinazione anti-influenzale – ricorda la professoressa Laurenti – va ripetuta ogni anno, a partire da ottobre. Il vaccino anti-Covid, può essere offerto in concomitanza con l’anti-influenzale, quindi una volta l’anno. Ma i soggetti fortemente immunodepressi, potrebbero avere necessità di ripetere questa vaccinazione ogni 4-6 mesi. L’anti-pneumococcico può essere fatto con vaccini diversi e va ripetuto solo per alcuni tipi di vaccino. La vaccinazione contro l’herpes zoster (fuoco di Sant’Antonio), del quale esiste una formulazione molto innovativa, la ricombinante adiuvata, previene la riattivazione del virus varicella zoster, la dolorosissima neurite post-erpetica e altre gravi complicanze, quali la perdita della vista. Questo vaccino attualmente va fatto una volta nella vita (la schedula prevede una prima dose e un richiamo dopo 2-6 mesi). È in arrivo anche il vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (VRS) per gli anziani, che potrebbe essere disponibile già dal prossimo autunno. Sono allo studio anche delle formulazioni combinate contro l’influenza, il Covid-19 e il VRS in una singola somministrazione. Va sottolineato che oggi la produzione dei vaccini ha raggiunto profili di sicurezza elevatissimi”.
Il Progetto DARE (DigitAl lifelong pRevEntion), è un progetto multi-stakeholder finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nel quadro del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari al PNRR con oltre 120 milioni di euro su una durata di quattro anni (2022-2026); il suo obiettivo è sviluppare e migliorare la cosiddetta prevenzione digitale, attraverso strumenti tecnologici, conoscenze e processi che permettano di sfruttare appieno l’enorme potenziale dei dati sanitari per definire, monitorare e prevedere l’efficacia delle soluzioni sanitarie disponibili, a beneficio della promozione della salute e della prevenzione, con la prospettiva di accompagnare il cittadino in ogni fase della vita. Referenti del progetto DARE per Fondazione Policlinico Gemelli sono la professoressa Stefania Boccia e la dottoressa Roberta Pastorino. Responsabile del WP3 CareVax, la professoressa Patrizia Laurenti.
Il Programma Nazionale Ospivax, promosso dall’Osservatorio Italiano Prevenzione, mira a promuovere la consapevolezza sull’importanza delle vaccinazioni e a organizzare programmi di vaccinazione negli ospedali per diverse categorie di persone: operatori sanitari, pazienti, soprattutto quelli più vulnerabili, persone che entrano in contatto con i pazienti (caregiver e familiari).
L’obiettivo è creare una rete nazionale di esperti e professionisti del settore sanitario, medici e altre figure professionali, nonché di strutture organizzative come i dipartimenti di prevenzione e le direzioni mediche ospedaliere e di istituzioni, sia regionali che nazionali. Le Strutture Ospedaliere italiane in possesso di determinati requisiti, potranno essere identificate con un bollino Ospivax, per far riconoscere la loro offerta di servizi di promozione vaccinale per gli operatori sanitari, i pazienti, i contatti dei pazienti.(30Science.com)