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Tumori: Censis, diminuisce informazione su HPV

(5 Marzo 2024)

Roma – Nel 2024 è calato il numero di genitori che sanno cosa è il Papillomavirus e la relativa vaccinazione: sono rispettivamente l’84,1% e il 74,8%, contro l’88,9% e il 79,4% del 2022. Sono i dati presentati oggi nel nuovo Rapporto del Censis, realizzato con il supporto non condizionato di Msd Italia, presentato oggi a due anni di distanza dalla precedente ricerca. La conoscenza si è abbassata anche nelle categorie dove era più diffusa, cioè tra le mamme (erano il 95,5%, ora sono il 91,7%) e tra i genitori con un livello d’istruzione superiore (erano il 94,0% nel 2022, ora sono l’87,7%). Anche la conoscenza più approfondita del virus arretra leggermente: sempre sopra l’80% sono i genitori che sanno che l’Hpv è responsabile del tumore al collo dell’utero (83,9%), ma si abbassa la quota (77,5% rispetto all’82,4% del 2022) di chi è consapevole che si tratta di un virus che causa diverse patologie dell’apparato genitale, ma che molto spesso rimane completamente asintomatico. Il 60,2% ritiene che è responsabile di diversi tumori, come quello dell’ano, del pene, della vulva, della vagina e di quello testa/collo, mentre il 41,2% sa che l’Hpv causa i condilomi genitali. Si riduce significativamente (passando dal 24,8% al 13,0%) chi lo ritiene erroneamente un virus che colpisce solo le donne. Tra le fonti d’informazione citate dai genitori emerge il ruolo preminente assunto nel 2024 dai media, legato all’effetto delle recenti campagne di informazione sull’Hpv e non solo: infatti, il 29,1% indica come fonte di informazione prevalente le campagne di comunicazione, il 20,5% vari materiali informativi e promozionali come dépliant e manifesti, il 25,4% i siti web e solo a seguire sono citati i professionisti della salute. La figura più citata è il medico di medicina generale (23,1%), seguito dal servizio vaccinale della Asl (20,9%) e solo terzo il ginecologo (20,2%) che nella rilevazione precedente era indicato dal 25,8% ed era il più citato in assoluto dalle donne (32,3%).

Controlli preventivi: le donne prendono l’iniziativa. Il 58,7% dei genitori e il 62,2% delle donne afferma che i comportamenti di prevenzione che adotta maggiormente sono i controlli preventivi (screening, controlli diagnostici in assenza di sintomi, ecc.). Solo il 16,1% (che sale al 23,6% nelle più giovani) negli ultimi tre anni non ha effettuato alcuna attività di prevenzione. Gli screening per il tumore cervicale (Pap-test e Hpv-test) sono i controlli che le donne hanno dichiarato di aver effettuato di più negli ultimi tre anni (54,9%), anche se in calo rispetto al 2022. Un dato importante riguarda l’effettuazione di esami diagnostici preventivi di propria iniziativa: negli ultimi tre anni ad averli fatti, anche integrando gli screening, sono il 48,0% dei genitori ed il 62,9% delle donne.
Le donne però si vaccinano di più e i genitori sono sempre più convinti di vaccinare i figli. Le donne di età compresa tra i 25 e i 55 anni che hanno dichiarato di aver effettuato la vaccinazione anti-Hpv sono il 24,5%, che sale al 42,3% nella fascia di età più giovane (25-35 anni). Le donne vaccinate sottolineano che a consigliarle di effettuare la vaccinazione anti-Hpv è stato il proprio ginecologo (30,4%), il 26,5% chiama in causa il medico di famiglia e il 23,8% il servizio vaccinale delle Asl. Aumentano i genitori che hanno dichiarato di aver vaccinato i figli: erano il 46,1% nel 2022 e oggi risultano pari al 56,1%. Alla scelta dei genitori ha contribuito anche la ripresa dell’operatività dei servizi vaccinali delle Asl dopo il Covid, con un aumento di quanti sono stati effettivamente informati della possibilità di vaccinare i propri figli tramite chiamata o lettera, che risale dal 43,3% al 49,8%, senza però tornare ai livelli precedenti.
“La vaccinazione anti-Hpv rappresenta una della più efficaci forme di prevenzione del cancro” ha dichiarato Francesco Perrone, Presidente Aiom. “Sulla prevenzione, sia primaria che secondaria, bisogna tenere alta la sensibilità dei cittadini, particolarmente di quelli con un livello sociale e di istruzione più basso, tra i quali si nota una concentrazione sia dei fattori di rischio sia della scarsa adesione alle campagne vaccinali e di screening”. “In Italia, nonostante siamo stati tra i primi, già nel 2007, a proporre la vaccinazione anti-Hpv, le coperture tra gli adolescenti e i giovani adulti rimangono molto basse, così come è insufficiente l’adesione allo screening oncologico” ha detto Enrico Di Rosa, Vicepresidente Siti. “Il clima culturale complessivo, dopo l’esperienza Covid, è quello di una caduta di tensione sulla vaccinazione come strategia di prevenzione» ha aggiunto Ketty Vaccaro, Responsabile Area Welfare e Salute del Censis. «Questo contribuisce almeno in parte a spiegare perché non ci sia ancora una reale consapevolezza che attraverso la vaccinazione anti-Hpv si possa eliminare un tumore grave e diffuso come quello della cervice uterina e contribuire a ridurre gli altri tumori Hpv correlati”.
Questi sono i principali risultati della ricerca «Papillomavirus: verso l’eliminazione dei tumori da Hpv» che è stata presentata oggi a Roma da Ketty Vaccaro, Responsabile Area Welfare e Salute del Censis, e discussa da Adriana Bonifacino, Presidente Fondazione IncontraDonna, Antonio D’Avino, Presidente Fimp, Rosa De Vincenzo, Docente Università cattolica del Sacro Cuore, Enrico Di Rosa, Vicepresidente Siti (Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica),Tommasa Maio, Responsabile Area vaccini Fimmg, Francesco Perrone, Presidente Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Carlo Signorelli, Presidente Nitag, Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratrice Delegata di Msd Italia, e Annalisa Manduca, giornalista e conduttrice Radio1 Rai e La7.(30Science.com)

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