Lucrezia Parpaglioni

I livelli di calcio coronarico predicono attacchi cardiaci e ictus

(6 Marzo 2024)

Roma –  I livelli di calcio presente nelle arterie coronarie, rilevato con la TC, è un possibile indicatore del rischio di infarto o ictus. A scoprirlo un nuovo studio pubblicato oggi su Radiology, una rivista della Radiological Society of North America. Secondo i ricercatori, i risultati potrebbero un giorno aiutare alcuni pazienti con dolore toracico stabile a evitare l’angiografia coronarica invasiva. L’identificazione della quantità di calcio con TC coronarica è stata sviluppata per misurare in modo non invasivo la quantità di calcio presente nelle arterie del cuore. Maggiori quantità sono legate all’aterosclerosi, un accumulo di placca nelle arterie. Livelli compresi tra 1 e 399, ad esempio, suggeriscono una quantità moderata di placca, mentre 400 o più indicano un carico elevato di placca. “Il calcio coronarico è un fattore predittivo forte e indipendente di eventi cardiovascolari”, ha dichiarato Federico Biavati, dottorando BIOQIC e specializzando in radiologia presso la Charité – Universitätsmedizin di Berlino, in Germania. “La presenza di calcificazioni coronariche indica che l’aterosclerosi potrebbe essere presente da tempo”, ha continuato Biavati, che è anche primo autore dello studio. La completa assenza di calcificazioni coronariche, invece, è un buon indicatore dell’assenza di aterosclerosi avanzata. Tuttavia, il ruolo del calcio coronarico nei pazienti con dolore toracico stabile è meno chiaro. Il dolore toracico stabile è una condizione temporanea ma ricorrente, scatenata da stress, esercizio fisico o freddo. Sotto la direzione di Marc Dewey, professore e vicepresidente di radiologia alla Charité, Biavati e colleghi hanno valutato il valore prognostico dei livelli di calcio coronarico per gli eventi cardiovascolari avversi gravi, in 1.749 persone, con età media di 60 anni. I partecipanti sono stati estratti dallo studio DISCHARGE, un progetto di ricerca che coinvolge 26 centri in 16 Paesi europei. I soggetti che presi in esame avevano un dolore toracico stabile ed erano stati sottoposti ad angiografia coronarica invasiva, una procedura in cui un catetere viene infilato nel cuore sotto guida a raggi X. Attraverso il catetere viene poi iniettato un agente di contrasto che aiuta i medici a visualizzare le arterie del cuore. I ricercatori hanno stratificato i pazienti in categorie a basso, intermedio e alto rischio, in base ai livelli di calcio nelle arterie coronarie. Gli scienziati hanno seguito i partecipanti per una media di 3,5 anni e hanno registrato ogni evento cardiovascolare avverso grave. Le persone con livelli di calcio coronarico pari a zero hanno mostrato un rischio molto basso di incorrere in eventi cardiovascolari avversi maggiori. Solo quattro dei 755 partecipanti al gruppo, ovvero lo 0,5%, hanno avuto un evento cardiovascolare avverso intenso. Il gruppo aveva anche un basso rischio di malattia coronarica ostruttiva, con solo il 4,1%. “Questo risultato può indicare che quantità di calcio coronarico pari a zero possono avere un ruolo più importante nelle strategie di gestione dei pazienti”, ha affermato Dewey. “I risultati suggeriscono che i pazienti con dolore toracico stabile e un livello di calcio coronarico pari a zero potrebbero non richiedere un’angiografia coronarica invasiva con cateterismo cardiaco, in quanto hanno un basso rischio di sviluppare eventi cardiovascolari”, ha aggiunto Dewey. Nei 743 partecipanti con punteggi di calcio coronarico compresi tra 1 e 399 si sono verificati 14 eventi, con un rischio dell’1,9%. Nei 251 partecipanti del gruppo con livelli di calcio coronarico pari o superiori a 400 sono stati riscontrati 17 eventi gravi, con un rischio significativamente più elevato del 6,8%. I ricercatori non hanno riscontrato differenze tra i sessi per quanto riguarda gli eventi cardiovascolari avversi maggiori. Nonostante i risultati, i ricercatori ritengono che siano necessari ulteriori studi prima di poter utilizzare i livelli di calcio presenti nelle arterie coronarie come strumento di riferimento per escludere i pazienti dall’angiografia coronarica TC. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.