Roma – Nuova speranza per i pazienti affetti da melanoma metastatico a cui, fino all’altro ieri, neanche l’immunoterapia veniva vista come un’ancora di salvezza. Uno studio in cordo, condotto da Maria Grazia Vitale, giovane oncologa siciliana che lavora all’Istituto tumori Pascale di Napoli, ha dimostrato che l’immunoterapia somministrata a pazienti con patologie autoimmuni, per definizione esclusi dall’immunoterapia, con multiple metastasi, senza possibilità terapeutica, stanno rispondendo meglio di quelli senza autoimmunità e che la loro sopravvivenza è più ampia e la progressione della malattia più lenta. I risultati saranno discussi in occasione del convegno della Società Campana di Immunoterapia Oncologica (Scito), che si terrà il prossimo venerdì a Napoli. Creata dall’oncologo del Pascale, Paolo Ascierto nel 2017, Scito apre il suo convegno con l’obiettivo di allargarsi non solo alle regioni del Mezzogiorno di Italia, ma anche ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Grecia, Turchia, Spagna appunto. “La missione della Scito – spiega Ascierto – è quella di incoraggiare l’educazione, la formazione e la ricerca sull’immunoterapia oncologica rivolgendosi a esperti colleghi di differenti discipline in quanto soltanto con la multidisciplinarità e la trasversalità si possono unire le forze e dare nuovi approcci e nuove opportunità di cura ai pazienti oncologici. Altro obiettivo d Scito è la promozione di studi clinici in quei setting di pazienti dove non c’è una frequenza della malattia importante. Si tratta per lo più di gruppi di pazienti resistenti alla chemioterapia, molto rari, con piccoli numeri, quindi, ma con bisogni importanti e proprio per questo società come la Scito possono intervenire laddove le aziende e la stessa Accademia se ne dimenticano”. Lo studio della ricercatrice Vitale mira proprio a questo. “Numerosi studi – spiega Vitale – sostengono l’intima relazione tra cancro e malattie autoimmuni, ma i meccanismi dettagliati e la fisiopatologia non sono stati chiariti, ponendo di fatto un ostacolo alla prevenzione e al trattamento della malattia stessa. I pazienti affetti da cancro con malattie autoimmuni sono stati esclusi dalla maggior parte degli studi sugli inibitori dei checkpoint immunitari a causa delle preoccupazioni sull’aumento del rischio e di eventi avversi correlati al sistema immunitario. Con questo studio abbiamo pertanto raccolto dati da 203 pazienti con melanoma metastatico in stadio III e IV non resecabili trattatci con checkpoint immunitari da aprile 2016 a dicembre 2022 presso il Pascale. Di questi, 41 pazienti (il 20 per cento) avevano una concomitante malattia autoimmune e quindi il restante 80 per cento, 162 pazienti, che avevano ricevuto l’immunoterapia sono stati utilizzati come gruppo di controllo”. L scopo dello studio era ovviamente quello di confrontare in uno scenario reale l’efficacia e la sicurezza del trattamento con immunoterapia nella malattia autoimmune e nel gruppo di controllo. E vediamo cosa è emerso. “La migliore risposta complessiva – continua Vitale – dopo il trattamento con l’immunoterapia è stata del 46,3 per cento e del 32,7 per cento rispettivamente nel gruppo autoimmune e in quello di controllo. Nel gruppo di pazienti con malattia autoimmune la frequenza di interruzione permanente dovuta al peggioramento della malattia autoimmune è stata del 26,8 per cento. Il tasso di mortalità è stato del 29,3 per cento. In conclusione i pazienti con una malattia autoimmune preesistente hanno mostrato una migliore risposta. Considerando la complessità di questi ammalati, sono ovviamente necessari un approccio multidisciplinare e una rete ospedaliera per gestire la riacutizzazione dell’autoimmunità e gli effetti collaterali”. (30Science.com)
30Science.com
Tumori: immunoterapia efficace per melanoma anche con malattie autoimmuni
(21 Febbraio 2024)
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