Roma – Nel tempo, il miglioramento delle pratiche di cura e di gestione degli animali, all’interno dei parchi acquatici, ha contribuito ad aumentare l’aspettativa e la qualità di vita dei mammiferi marini. Lo rivela lo studio, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, condotto da Morgane Tidière, ricercatrice di Species360 e dell’Università della Danimarca meridionale, in collaborazione con quarantuno coautori provenienti da istituzioni accademiche, governative e zoologiche di tutto il mondo, è il primo a esaminare insieme la durata e l’aspettativa di vita in relazione al benessere della popolazione nelle specie di mammiferi marini. La ricerca ha rilevato che le specie di mammiferi marini vivono più a lungo negli istituti zoologici che in natura, grazie ai progressi fatti nelle pratiche per la cura degli animali, che sono sempre più incentrate sul loro benessere. Gli autori dello studio hanno impiegato gli stessi metodi statistici usati per valutare i miglioramenti nel benessere delle popolazioni umane per analizzare i dati del più grande database al mondo di informazioni sulla fauna selvatica affidata alle cure dell’uomo, lo Species360 Zoological Information Management System. Lo studio ha esaminato 200 anni di dati dello ZIMS, che risalgono all’inizio del 1800 fino al 2020, per verificare se quattro specie di mammiferi marini, la foca del porto, il leone marino della California, l’orso polare e il tursiope comune, hanno mostrato un miglioramento nelle condizioni di vita, grazie alle cure dell’uomo e se questo può essere provato da un maggior numero di individui che raggiungono la vecchiaia. Applicando la stessa metodologia a ulteriori fonti di dati per le popolazioni selvatiche, gli autori hanno esaminato se queste quattro specie di mammiferi marini vivono più a lungo negli zoo e negli acquari, rispetto alle loro controparti in natura. I ricercatori hanno scoperto che l’aspettativa di vita delle quattro specie di mammiferi marini è aumentata di oltre tre volte e che il tasso di decessi nel primo anno di vita è diminuito fino al 31% nell’ultimo secolo negli zoo e negli acquari inclusi nello studio. Inoltre, l’aspettativa di vita di queste specie negli zoo e negli acquari è attualmente da due a tre volte superiore a quella delle loro controparti in natura. Oltre a osservare quanto vivono queste quattro specie, i ricercatori hanno esaminato quante di loro vivono qualitativamente bene, esaminando l’uguaglianza della durata della vita, che può mostrare se una popolazione vive regolarmente più a lungo ed evita cause di morte meno prevedibili e più precoci. I ricercatori hanno rilevato nelle quattro specie un’uguaglianza nella durata della vita, progressivamente crescente nel tempo e all’interno delle istituzioni zoologiche. I risultati hanno, inoltre, evidenziato che le attuali popolazioni delle quattro specie che abitano gli istituti zoologici inclusi nello studio hanno una un maggior grado di uguaglianza nella durata della vita rispetto alle loro controparti in natura. Gli scienziati hanno riscontrato un significativo miglioramento della longevità e della corrispondenza nella durata della vita fra le quattro specie studiate, a partire dagli anni ’90, che si ritiene sia il risultato dei progressi nelle pratiche zoologiche, come l’implementazione di misure veterinarie, ambientali, nutrizionali, nonché la cooperazione volontaria degli animali negli esami di routine attraverso un addestramento con rinforzo positivo. Queste implementazioni nel modo in cui gli zoo e gli acquari all’avanguardia si prendono cura degli animali sono il frutto della creazione di associazioni zoologiche regionali e nazionali, di standard di accreditamento, di programmi di allevamento coordinati, di banche dati condivise e di reti professionali che favoriscono la condivisione delle conoscenze, migliorando così collettivamente il benessere degli animali. “I nostri risultati indicano che sono stati compiuti progressi significativi per migliorare il benessere dei mammiferi marini nelle istituzioni zoologiche, come risultato dei progressi nelle pratiche di gestione degli zoo e degli acquari all’avanguardia”, ha dichiarato Tidière. “Gli zoo e gli acquari professionali di oggi non possono essere paragonati a quelli di 30 anni fa; questo tipo di ricerca è stata resa possibile grazie ai dati standardizzati raccolti e condivisi dagli zoo e acquari membri di Species360 in tutto il mondo”, ha evidenziato Tidière. Gli autori dello studio fanno notare che questi risultati riflettono il benessere medio dei mammiferi marini nelle strutture aderenti a Species360, piuttosto che dimostrare uno standard minimo globale raggiunto da tutti gli zoo e gli acquari del mondo. Ciononostante, questi risultati sono la prova di un progresso positivo nella gestione e nella cura degli animali all’interno delle strutture zoologiche più importanti. I ricercatori sperano che i risultati ispirino altre istituzioni, che non fanno parte di organismi professionali di zoo e acquari, a investire tempo e risorse per migliorare le loro pratiche di gestione degli animali. Gli esiti dell’analisi contribuiscono al dialogo in corso sul benessere degli animali nei giardini zoologici e negli acquari e possono informare ed essere utili per future decisioni in campo politico. La ricerca dimostra l’importanza dell’approccio scientifico per comprendere e migliorare la vita degli animali nelle istituzioni zoologiche. I risultati preliminari hanno già influenzato le decisioni legislative in Francia e in Spagna, guidando scelte basate su dati concreti per quanto riguarda la cura dei mammiferi marini in questi ambienti. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
Nei parchi acquatici gli animali vivono sempre meglio e più a lungo
(18 Ottobre 2023)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.