Roma – Una ricerca pubblicata sulla rivista Nature ha descritto il trapianto di reni da maiali geneticamente modificati in primati non umani, aprendo nuove prospettive per il trapianto di organi provenienti da maiali modificati geneticamente nell’uomo. Nel mondo della medicina, uno degli ostacoli più grandi è la scarsità di organi disponibili per il trapianto umano. Una soluzione promettente a questa crisi potrebbe arrivare dalla xenotrapiantologia, una tecnica che coinvolge il trapianto di organi da animali in esseri umani. Uno dei principali candidati per diventare donatori in questo campo sono i maiali, ma ci sono ostacoli significativi da superare prima che questo approccio possa essere considerato clinicamente valido. Tra questi ostacoli ci sono il rifiuto degli organi trapiantati e il rischio di zoonosi, ovvero la trasmissione di virus animali agli esseri umani. Studi precedenti avevano identificato tre antigeni glicanici espressi nei maiali che vengono riconosciuti dagli anticorpi umani e attaccati, portando al rifiuto dell’organo trapiantato. Inoltre, il retrovirus endogeno suino era stato individuato come un rischio per la trasmissione nell’uomo. Il recente studio condotto da Wenning Qin e colleghi della Scuola di Medicina della Università del Maryland di Baltimora ha contribuito ad affrontare questi problemi. Gli scienziati hanno apportato 69 modifiche genomiche al DNA di un maiale donatore, un maiale miniatura Yucatan, eliminando i tre antigeni glicanici pensati per indurre il rifiuto, sovraesprimendo sette geni umani (per ridurre l’ostilità del sistema immunitario del primate) e inattivando tutte le copie del gene del retrovirus suino. Questi reni trapiantati hanno dimostrato una sopravvivenza notevolmente più lunga rispetto a quelli con solo le modifiche agli antigeni glicanici (176 giorni contro 24 giorni), suggerendo che l’espressione di questi geni umani offra una certa protezione contro il rifiuto. Combinato con il trattamento immunosoppressivo, il trapianto ha garantito una sopravvivenza a lungo termine nei primati fino a 758 giorni. Questi risultati sono promettenti e rappresentano un importante passo avanti verso la xenotrapiantologia umana. Tuttavia, è importante sottolineare che ulteriori ricerche e sperimentazioni sono necessarie prima di poter considerare i reni di maiali geneticamente modificati come una soluzione clinica definitiva per la carenza di organi umani. Gli autori dello studio concludono che questa tecnica potrebbe avvicinarsi sempre di più ai test clinici e potrebbe rappresentare una speranza concreta per il futuro dei trapianti di organi umani. (30Science.com)