Roma, 16 mag. – Quattro settimane di lavoro a turni potrebbero essere sufficienti per alterare l’orologio biologico e ridurre la fertilità femminile. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, presentato durante il XXV Congresso Europeo di Endocrinologia dagli scienziati dell’Institute of Cellular and Integrative Neurosciences (INCI) e dell’Università di Strasburgo. Il team, guidato da Marine Simonneaux, ha utilizzato un modello murino per valutare gli effetti associati all’interruzione del ritmo circadiano. I risultati, commentano gli esperti, potrebbero far luce su come il disturbo dell’orologio biologico sia correlato alla possibilità di concepire. Allo stesso tempo, gli autori sperano che i dati raccolti possano contribuire allo sviluppo di future strategie destinate alle donne che ricercano una gravidanza. Il ritmo circadiano, spiegano gli esperti, regola varie funzioni e processi biologici che influenzano diversi aspetti dell’organismo e spaziano dal ciclo sonno-veglia fino alla digestione e la riproduzione. L’ipotalamo, il centro regolatore della funzione riproduttiva, agisce sulla ghiandola pituitaria, che di conseguenza regola l’attività ovarica per promuovere l’ovulazione. Ricerche precedenti hanno suggerito che un’interruzione del normale ciclo circadiano può influenzare la riproduzione femminile, ma i meccanismi alla base di questo effetto non sono ancora del tutto chiari. In questo lavoro, gli esperti hanno imitato le condizioni di lavoro a turni a lungo termine in alcuni topolini, alterando il ciclo luce-buio e modificano l’esposizione alla luce di dieci ore nell’arco di quattro settimane. Negli animali è stata osservata l’inibizione della secrezione di ormone luteinizzante, che innesca l’ovulazione. “La diminuzione della fertilità – afferma Simonneaux – sembra dipendere da un’alterazione della segnalazione dell’orologio circadiano principale verso il circuito riproduttivo ipotalamico. La nostra ricerca suggerisce che quattro settimane di esposizione cronica ad attività di turnazione possono compromettere la trasmissione di informazioni agli ormoni responsabili della secrezione di ormone luteinizzante”. Nei prossimi step, commentano gli esperti, sarà interessante valutare se i modelli di turnazione sono in grado di alterare altre funzioni legate al ciclo circadiano. “Comprendere i meccanismi precisi con cui l’interruzione circadiana altera la funzione riproduttiva è importante – conclude Simonneaux – perché potrebbe aprire la strada a potenziali interventi preventivi e terapeutici per ridurre alcuni degli effetti negativi del lavoro a turni sulla fertilità delle donne”. (30science.com)
Valentina Di Paola
Il lavoro a turni influenza la fertilità femminile
(16 Maggio 2023)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).