Roma – Ben conosciuti per il loro ruolo antiossidante e per la salute della pelle, i carotenoidi (come il beta-carotene) sono anche utili per valutare se la terapia riabilitativa nelle persone con malattia di Parkinson sarà efficace o meno: i ricercatori della Fondazione Don Gnocchi hanno infatti scoperto che avere livelli più bassi di questi pigmenti liposolubili nel sangue, prima dell’inizio della riabilitazione, si accompagna a una migliore risposta al trattamento. Lo studio è stato condotto dal Laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica Clinica (LABION) dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi di Milano e pubblicato sulla rivista Redox Biology nell’ambito del progetto VIRTREAD-PD, coordinato dalla professoressa Francesca Cecchi dell’IRCCS Don Gnocchi di Firenze. La scoperta apre la strada alla possibilità di profilare i pazienti prima dell’avvio della riabilitazione, ottimizzando così i protocolli terapeutici e le risorse del sistema sanitario. Lo studio ha coinvolto 30 pazienti con Parkinson, sottoposti a un programma di riabilitazione motoria presso l’IRCCS Don Gnocchi di Firenze. Utilizzando la spettroscopia Raman (dal nome del fisico indiano C. V. Raman, che nel 1928 scoprì l’effetto che porta il suo nome) – una tecnologia d’avanguardia già nota nei campi della fisica e della scienza dei materiali, ma ancora poco diffusa nella pratica clinica – i ricercatori hanno analizzato il sangue dei pazienti prima del trattamento e dopo otto settimane di trattamento, concentrandosi sulle nanoparticelle naturali circolanti – in particolare, i carotenoidi e le vescicole extracellulari (EVs), piccole “bolle” rilasciate dalle cellule nel fluido extracellulare contenenti proteine, RNA e altre molecole – come possibili biomarcatori della risposta riabilitativa. Alice Gualerzi, biologa e ricercatrice LABION, spiega: “La spettroscopia Raman permette di analizzare in modo non invasivo la composizione molecolare delle particelle circolanti nel sangue, fornendo informazioni dettagliate e oggettive sui cambiamenti biochimici indotti dalla riabilitazione”. Nel contesto clinico, la spettroscopia Raman offre il grande vantaggio di essere rapida, non invasiva e altamente sensibile, consentendo di ottenere informazioni preziose senza la necessità di procedure complesse o dolorose per il paziente. Marzia Bedoni, biologa, responsabile scientifico e co-fondatrice del LABION, commenta: “L’identificazione di biomarcatori predittivi oggettivi e misurabili rappresenta una svolta per la medicina riabilitativa, perché permette di migliorare la sola valutazione clinica soggettiva e di basare le decisioni terapeutiche su dati scientifici solidi e oggettivi. Questo consente di personalizzare i trattamenti in base alle caratteristiche biologiche del singolo paziente e ottimizzare le risorse del sistema sanitario, indirizzando i trattamenti più intensivi ai pazienti che hanno maggiori probabilità di trarne beneficio e migliorando la prognosi e la qualità di vita dei pazienti”. Grazie all’analisi statistica dei dati raccolti, è stato inoltre possibile identificare un cut-off quantitativo nei livelli di carotenoidi che permette di prevedere, già prima dell’inizio della terapia, quali pazienti saranno buoni responder e quali meno.(30Science.com)
30Science.com
Parkinson, i carotenoidi nel sangue aiutano a predire l’efficacia della riabilitazione
(27 Ottobre 2025)
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