Valentina Arcovio

Anticorpo monoclonale efficace contro la rinosinusite con poliposi nasale

(28 Ottobre 2025)

Roma – Un farmaco mirato, il mepolizumab, è in grado di agire in modo selettivo sulla rinosinusite cronica con poliposi nasale, non solo controllandone i sintomi, ma addirittura ripristinando le alterazioni del tessuto nasale. Questi, in estrema sintesi i risultati di uno studio dell’Ospedale Universitario Careggi di Firenze, recentemente pubblicato sul Journal of Investigational Allergology and Clinical Immunology. Il meccanismo d’azione di mepolizumab, un anticorpo monoclonale anti-interleuchina 5 (IL-5), è stato descritto come un intervento mirato: l’obiettivo è ridurre gli eosinofili infiammatori “cattivi” (coinvolti nell’insorgenza della malattia), senza intaccare gli eosinofili “buoni” (residenti nei tessuti e fondamentali per l’equilibrio fisiologico del sistema immunitario). Gli eosinofili sono tra le più comuni cellule del sistema immunitario. Quando prendono la “strada sbagliata”, assumono caratteristiche nocive e diventano “carburante” per patologie come l’asma e la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP). L’inibizione specifica dell’IL-5, un bersaglio chiave nell’infiammazione di tipo 2, porta alla riduzione di questi eosinofili infiammatori, “spegnendo” la reazione infiammatoria alla base della formazione e recidiva dei polipi nasali. La ricerca, focalizzata sull’effetto di mepolizumab sul tessuto dei polipi nasali, è stata condotta su 15 pazienti affetti da CRSwNP, una condizione che comporta la modifica del tessuto epiteliale delle cavità nasali e che spesso si accompagna ad asma. “Il trattamento con mepolizumab è stato somministrato per una durata mediana di circa 7 mesi”, spiega Andrea Matucci, dirigente Medico del Reparto di Immunoallergologia AOU Careggi, Firenze, nonché primo autore dello studio. “I risultati hanno evidenziato una riduzione significativa degli eosinofili infiammatori, non solo nel sangue, ma anche direttamente nella mucosa nasale, sede della formazione dei polipi nasali. Questo – continua – ha portato a benefici clinici significativi, tra cui la riduzione della dimensione dei polipi nasali, il contestuale controllo dell’asma, un miglioramento della qualità della vita e il recupero del senso dell’olfatto”. Inoltre, grazie a una ricerca estremamente fine, si è visto al microscopio che, grazie al
trattamento con mepolizumab, si riesce a “riparare” il tessuto di rivestimento interno del naso. “Prima della terapia, l’epitelio appariva danneggiato e pieno di cellule infiammatorie; dopo il trattamento, mostrava una struttura rigenerata e fisiologicamente normale”, spiega Alessandra Vultaggio, professore associato di allergologia e immunologia clinica AOU Careggi. “Questo significa che, oltre a ridurre l’infiammazione, mepolizumab contribuisce a ristabilire l’integrità del tessuto e a migliorare il funzionamento delle vie respiratorie superiori. È un risultato – continua – molto rilevante, perché ci fa comprendere che intervenire precocemente sui meccanismi biologici alla base della malattia può cambiarne il decorso. La possibilità di osservare un effetto così diretto a livello tissutale apre la strada a nuovi studi e a un approccio terapeutico sempre più mirato e personalizzato”. La CRSwNP, che in Italia colpisce circa 2 milioni di persone, è caratterizzata da frequenti recidive dopo l’intervento chirurgico, con circa il 40% dei pazienti che va incontro a recidiva entro 18 mesi dalla chirurgia. L’infiammazione eosinofila, presente in oltre l’80% delle recidive, è spesso la causa scatenante. L’utilizzo di mepolizumab, già approvato e disponibile in Italia per la CRSwNP dal 2023, rappresenta una strategia terapeutica promettente per allontanare la necessità di ripetuti interventi chirurgici e invertire i danni tissutali provocati dall’infiammazione cronica. L’importanza dell’intervento tempestivo sui meccanismi biologici alla base della malattia è cruciale per cambiarne il decorso. “Per chi vive con asma grave e poliposi nasale, riuscire a respirare bene e sentire gli odori non è qualcosa che si dà per scontato”, sottolinea Luciano Cattani, presidente di Associazione Asma Grave Odv e Delegato Federasma e Allergie Odv Federazione Italiana Pazienti. “Queste persone spesso convivono per anni con sintomi che limitano profondamente la qualità della vita: la difficoltà a dormire, la perdita dell’olfatto, il fiato corto anche per sforzi minimi. Sapere che la ricerca sta aprendo nuove prospettive con terapie capaci di agire alla radice del problema, e non solo di alleviarne i sintomi, dà speranza concreta – continua – a tanti pazienti e alle loro famiglie. La tempestività nell’accesso alle terapie biologiche è cruciale per migliorare la qualità di vita di chi convive con queste patologie. Oggi possiamo guardare al futuro con più fiducia, perché la medicina sta imparando a essere sempre più ‘su misura’ anche per chi convive con patologie croniche respiratorie come l’asma severo e la rinosinusite con poliposi nasale”. La ricerca scientifica ha identificato nel tempo una serie di bersagli chiave per il trattamento efficace di queste malattie infiammatorie di tipo 2. Tra questi spiccano le citochine, in particolare l’interleuchina-5 (IL-5), che agisce come orchestratrice di una complessa cascata infiammatoria. Questo processo coinvolge diverse cellule e mediatori dell’infiammazione, contribuendo allo sviluppo, alla cronicità e, in alcuni casi, alle riacutizzazioni delle malattie. “L’introduzione delle terapie biologiche per patologie croniche che impattano significativamente la qualità della vita, come l’asma severo e, più recentemente, la rinosinusite cronica con poliposi nasale, ha rappresentato un progresso straordinario nella gestione di queste malattie”, commenta Sara De Grazia, responsabile medico dell’area terapeutica di GSK. “Oggi, possiamo parlare di remissione clinica, un traguardo impensabile fino a pochi anni fa. Questo progresso è stato accompagnato da una comprensione sempre più approfondita dei meccanismi immunologici e infiammatori che regolano l’insorgenza e il decorso di queste patologie. Il lavoro dagli esperti fiorentini guidati da Andrea Matucci segna un passo fondamentale nella moderna gestione delle malattie respiratorie croniche e per noi di GSK è uno sprone a continuare nel nostro impegno in quest’area per offrire risposte mirate ad ogni paziente sulla base della sua specifica condizione, a carico delle alte o basse vie respiratorie”. (30Science.com)

Valentina Arcovio