Valentina Arcovio

Scoperta la più antica mano ominide, ha 1,5 milioni di anni

(15 Ottobre 2025)

Roma – Le mani dei primi ominidi, risalenti a 1,5 milioni di anni fa, erano in grado di afferrare utensili, anche se non permettevano una presa forte. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati della Stony Brook University. Il team, guidato da Carrie Mongle, ha analizzato una serie di fossili appartenenti a Paranthropus boisei, un antico parente degli esseri umani. Tra i reperti esaminati, la prima mano conosciuta della specie, che offre spunti di riflessione sull’evoluzione di questa struttura. Le prove suggeriscono che fino a quattro specie di ominidi esistessero contemporaneamente nell’Africa orientale tra circa due e un milione di anni fa, tra cui P. boisei, Homo habilis, Homo rudolfensis e Homo erectus. Si presume che questi individui riuscissero a manipolare utensili, anche se le evidenze sono piuttosto limitate. In questo lavoro, i ricercatori hanno riportato alla luce lo scheletro parziale di un ominide rinvenuto nei pressi del lago Turkana, in Kenya, la cui età stimata è di poco superiore a 1,52 milioni di anni. L’esemplare, denominato KNM-ER 101000, presenta denti e cranio che rappresentano le prime ossa di mani e piedi inequivocabilmente associate alla specie. Le mani condividono caratteristiche sia con gli esseri umani moderni che con le scimmie antropomorfe africane. Ad esempio, le proporzioni di lunghezza tra pollice e dita indicano che P. boisei aveva una presa o una destrezza simili a quelle umane, ma probabilmente non possedeva precisione nella presa a pizzico. Al contrario, altre ossa della mano somigliano a quelle dei gorilla, il che potrebbe aver permesso all’ominide di arrampicarsi. Nel complesso, questi risultati suggeriscono che P. boisei potrebbe essere stato in grado di realizzare e utilizzare utensili, mentre la presa forte potrebbe aver facilitato la lavorazione del cibo, come la rimozione di determinate parti. “Questo fossile – commentano in un News & Views Tracy Kivell e Samar Syeda, del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology e del Museum of Natural History – suggerisce che la specie avesse una potente capacità di afferrare, vegetazione frondosa, utensili, rocce o rami. I dati evidenziano un modo di utilizzo delle mani unico tra gli ominidi conosciuti”. (30Science.com)

Valentina Arcovio