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Installate le prime boe in grado di monitorare i maremoti nel Mediterraneo

(19 Settembre 2025)

Roma – Si è conclusa con successo la campagna di deposizione delle prime boe di mare profondo nello Ionio da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Obiettivo dell’iniziativa è quello di monitorare gli tsunami nel Mar Mediterraneo per consentire la mitigazione del rischio maremoto. Il Mare Nostrum, infatti, è stato spesso teatro di fenomeni importanti, principalmente di origine sismica o dovuti all’attività vulcanica, come nel caso di Santorini e Stromboli. Grazie alla deposizione delle boe e ai dati rilevati in tempo reale, in caso di forti terremoti tsunamigenici nelle isole ioniche o nell’arco ellenico si potrà valutare in modo più accurato il possibile impatto di uno tsunami sulle coste italiane. La campagna di deposizione delle boe in mare si è svolta tra il 9 e il 17 settembre ed è stata realizzata grazie al Progetto MEET (Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics), coordinato dall’INGV e finanziato dal PNRR, con la fondamentale partecipazione dell’expertise di ricercatori e tecnici dell’Istituto, da molti anni impegnati nello studio degli tsunami e nelle tecniche di monitoraggio marino.

La nave Christos LVII è salpata dal porto di Segunto, in Spagna, con a bordo tre tecnologi dell’INGV, Antonio Costanza, Andrea Di Benedetto e Francesco Macaluso, l’equipaggio dell’imbarcazione e della MSM (Mediterráneo Señales Marítimas), società spagnola costruttrice di boe. La deposizione si è svolta in due fasi. La prima, avvenuta il 14 settembre, ha visto l’installazione di due sensori di pressione assoluta a una profondità di circa 3200 metri in un punto ubicato circa 100 km a est della costa della Sicilia orientale. Contestualmente, nella stessa area, è stata installata una boa fissata a un sistema di ancoraggio, in grado di ricevere i dati tramite un modem acustico e di trasmetterli via satellite al Centro Allerta Tsunami dell’INGV. I sensori di pressione sono in grado di rilevare variazioni dell’altezza della colonna d’acqua soprastante di qualche centimetro, riuscendo a distinguere tra le onde provocate dal vento, le maree o i possibili tsunami. Durante l’ultima fase, lo scorso 16 settembre, una seconda boa con le stesse caratteristiche tecniche è stata deposta più a nord, a circa 100 km dalla costa calabra ionica, a una profondità di 2600 metri. In caso di tsunami, i sensori di pressione trasmettono i dati con una frequenza maggiore, al fine di permettere una misurazione fedele delle onde, di aiutare il sistema di previsione e analisi in tempo reale dell’INGV e di consentire una maggiore tempestività nella conferma dell’effettivo arrivo di uno tsunami sulle coste.(30Science.com)

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