Valentina Di Paola

L’IA non può sostituire gli storici per carenza di empatia

(15 Settembre 2025)

Roma –  Le intelligenze artificiali non sono in grado di elaborare le esperienze e le testimonianze emotive, per cui è improbabile che, almeno nel breve termine, il mestiere degli storici verrà sostituito dalla tecnologia. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Rethinking History, condotto dagli scienziati della Cornell University. Il team, guidato da Jan Burzlaff, ha chiesto a ChatGPT di riassumere le esperienze dei sopravvissuti all’Olocausto, raccolte a La Paz, Cracovia e nel Connecticut nel 1995. I ricercatori hanno scoperto che il chatbot non riusciva a catturare dettagli intimi e vitali. Gli storici umani, sostengono gli esperti, sono sempre più importanti nell’era dell’intelligenza artificiale, perché riescono a catturare la complessità emotiva e morale che si cela dietro gli eventi di portata mondiale. “Lo strumento di intelligenza artificiale – riporta Burzlaff – ha trascurato dettagli strazianti, ad esempio nella testimonianza di Luisa, ha omesso il fatto che sua madre si fosse tagliata un dito per dare al figlio morente gocce di sangue nella speranza di mantenerlo in vita”. Gli storici possiedono competenze che attualmente mancano all’intelligenza artificiale, come la capacità di catturare la sofferenza umana. I risultati, commentano gli esperti, evidenziano i limiti dell’intelligenza artificiale, che crea nuovi contenuti basandosi su ciò che apprende dai dati esistenti. Le Ia, spiegano i ricercatori, sono in grado di identificare aspetti che gli storici potrebbero non aver considerato, ma in alcuni casi possono distorcere la storia, non tenendo conto del livello di sofferenza emotiva. “Recenti indagini – afferma Burzlaff – consideravano gli storici tra i mestieri più facilmente sostituibili dall’intelligenza artificiale. Ma questi sistemi non sono in grado di catturare la sofferenza umana. Ad oggi, l’intelligenza artificiale riassume, ma non ascolta, riproduce, ma non interpreta, eccelle nella coerenza, ma vacilla nella contraddizione”. Il paper condivide inoltre cinque linee guida sviluppate per insegnanti, accademici e chiunque scriva di storia. Queste indicazioni aiuteranno gli storici a mantenere fede agli elementi etici, intellettuali e stilistici della scrittura. “L’intelligenza artificiale – conclude Burzlaff – si basa su schemi, frequenza e prossimità. Gli esseri umani, invece, utilizzano le testimonianze scritte per ricostruire il passato e apprendere dagli errori commessi. I racconti differiscono a seconda delle esperienze personali e alcuni sono difficili da categorizzare. Gli storici devono accettare questa mancanza di uniformità e sono necessari strumenti e capacità emotive che gli algoritmi non sono ancora in grado di riprodurre”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).