Roma – Il virus della febbre emorragica Congo-Crimea, particolarmente letale per l’uomo, si sta diffondendo “attivamente” tra il bestiame e la fauna selvatica nel Sud della Francia e al confine con l’Italia. È quanto emerge da uno studio guidato dal Centre de coopération internationale en recherche agronomique pour le développement (CIRAD), pubblicato su PLOS One. La febbre emorragica Congo-Crimea (CCHF) è una zoonosi trasmessa da zecche che desta notevole preoccupazione per la salute pubblica, non solo per il suo potenziale di gravi conseguenze per l’uomo, ma anche per la sua presenza endemica in molte regioni e la sua crescente distribuzione geografica.

Mappa delle sieroprevalenze individuali dei bovini per comune (dal rosa pallido al rosso scuro i colori indicano una sieroprevalenza crescente; i comuni campionati ma negativi sono in bianco), nei dipartimenti amministrativi che hanno accettato di partecipare allo studio. I poligoni di Voronoï sono utilizzati per rappresentare i comuni, al fine di garantire l’anonimato degli allevatori nei comuni campionati e per gestire l’assenza di campionamento in alcuni comuni. Livelli di sfondo derivati da Natural Earth (CC BY 4.0).
Credito
Bernard et al., 2025, PLOS One, CC-BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
Gli autori del nuovo studio hanno condotto la prima indagine sierologica nella Francia continentale per rilevare la presenza del virus nella fauna domestica e selvatica, ottenendone informazioni cruciali sulla circolazione del virus. Hanno analizzato 8.609 sieri bovini e 2.182 sieri di animali selvatici raccolti nella regione mediterranea francese dal 2008 al 2022, utilizzando test immunoenzimatici (ELISA) e test di neutralizzazione della riduzione della pseudoplacca (PPRNT) per la rilevazione e la conferma degli anticorpi sorti contro il virus. La sieropositività è stata rilevata sia nei bovini (2,04 per cento) che nella fauna selvatica (2,25 per cento), con tassi più elevati osservati in regioni specifiche, tra cui i Pirenei Orientali e gli Alti Pirenei. Questi risultati rivelano cluster spaziali di circolazione del virus e suggeriscono l’esistenza di cicli di trasmissione enzootica che coinvolgono zecche come vettori locali e ospiti animali. L’analisi multivariata ha identificato fattori chiave che influenzano la sieropositività, tra cui l’età degli animali, le caratteristiche dell’habitat e le potenziali interazioni con la fauna selvatica. La presenza di habitat naturali aperti e foreste di conifere è stata significativamente associata a una maggiore sieropositività nei bovini, mentre il sesso e la variabilità geografica hanno giocato un ruolo nella sieroprevalenza della fauna selvatica. “Questi risultati – concludono gli autori – evidenziano l’importanza dei fattori ambientali e antropici nel plasmare le dinamiche della trasmissione del virus. Questo lavoro dimostra che il virus è attivamente in circolazione in alcune parti della Francia continentale, sottolineando la necessità di una sorveglianza rafforzata e di approcci integrati per monitorare i patogeni zoonotici”.(30Science.com)