Lucrezia Parpaglioni

Allarme phubbing, snobbare il partner per il telefono è più dannoso per chi ha insicurezze emotive

(28 Agosto 2025)

Roma – Il “phubbing” – il comportamento di preferire il telefono al partner durante una conversazione – ha un impatto particolarmente negativo sulle persone con elevata ansia da attaccamento, ovvero coloro che temono l’abbandono e cercano rassicurazioni emotive. Lo rivela una ricerca dell’Università di Southampton, pubblicata sul Journal of Personality. Questo fenomeno può innescare negli individui stati di depressione, bassa autostima e maggior risentimento, creando un circolo vizioso di conflitti e allontanamenti. Lo studio ha coinvolto 196 adulti in relazioni stabili che per dieci giorni hanno tenuto un diario documentando quando il partner li “phubbava”, come si sentivano e come rispondevano. Le persone con alta ansia da attaccamento erano più propense a rispondere con un comportamento simile, usando il telefono per cercare supporto e approvazione da altri, mentre quelle con elevato evitamento dell’attaccamento mostravano minore reattività emotiva a tali episodi. Claire Hart e Kathy Carnelley, dell’Università di Southampton, sottolineano l’importanza di coltivare la presenza fisica ed emotiva nella coppia per proteggere la relazione, suggerendo strategie come l’istituzione di momenti senza telefoni, ad esempio ai pasti o prima di dormire, e comunicazioni aperte su limiti e necessità relativi all’uso del cellulare. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.