Valentina Di Paola

La mimesi dipende dalle capacità di rilevamento dei predatori

(3 Luglio 2025)

Roma –  La percezione dei predatori gioca un ruolo fondamentale nel livello di accuratezza necessario agli animali che si mimetizzano e imitano creature minacciose per evitare di essere mangiati. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati dell’Università di Nottingham. Il team, guidato da Christopher Taylor, ha utilizzato la stampa tridimensionale per valutare le motivazioni alla base di alcune tecniche di mimetismo. Gli scienziati sanno che ci sono predatori che riescono a riconoscere le sottili differenze tra specie innocue e pericolose, mentre altri sono più facili da ingannare.

Il mimetismo batesiano si verifica quando animali innocui assumono l’aspetto di creature pericolose o sgradevoli per scoraggiare i pericoli. Ad esempio, alcune specie di sirfidi assomigliano alle vespe, ma con gradi di accuratezza molto variabili. Per comprendere le dinamiche del mimetismo, il gruppo di ricerca ha creato degli insetti stampati in 3D, il cui aspetto variava da mosche non mimetiche a varie forme di sirfidi fino a vespe.

Successivamente, gli studiosi hanno valutato le risposte di uccelli e predatori invertebrati mentre interagivano con la preda fittizia. Stando a quanto emerge dall’indagine, gli uccelli erano molto abili nel selezionare le specie sicure, ma si trattava di una capacità più marcata per i tratti di colore e le dimensioni rispetto al disegno e la forma dei corpi. Gli animali in grado di mimetizzarsi sembravano associati a un grado di protezione maggiore contro i predatori. Alcuni invertebrati, come determinate specie di ragno e le mantidi religiose, sembravano meno capaci di distinguere tra i diversi insetti, il che, secondo gli autori, potrebbe contribuire a spiegare perché persistano alcune imitazioni imprecise. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).