Roma – I telescopi terrestri possono offrire una nuova prospettiva per guardare indietro nel tempo e osservare il modo in cui le prime stelle dell’Universo influenzavano la luce emessa dal Big Bang. A suggerirlo uno studio, pubblicato sul The Astrophysical Journal, condotto dagli scienziati della Johns Hopkins University e dell’Università di Chicago. Il team, guidato da Tobias Marriage e Yunyang Li, ha esaminato i dati raccolti dai telescopi situati sulle alte montagne delle Ande, nel Cile settentrionale. Gli astrofisici hanno misurato la luce polarizzata a microonde per creare un’immagine chiara di una delle epoche meno comprese nella storia dell’Universo, risalente all’Alba Cosmica, circa 13 miliardi di anni fa. “Inizialmente – afferma Marriage – si pensava che non fosse possibile andare così indietro nel tempo attraverso i telescopi di terra. Le microonde dell’Alba Cosmica sono notoriamente difficili da misurare. Superare tali ostacoli rende questa misurazione un risultato significativo”. Le microonde cosmiche, spiegano gli esperti, hanno una lunghezza d’onda di pochi millimetri e sono molto deboli. Il segnale della luce polarizzata a microonde è circa un milione di volte più debole. Sulla Terra, le onde radio, i radar e i satelliti possono oscurare il loro segnale, mentre i cambiamenti nell’atmosfera, nelle condizioni meteorologiche e nella temperatura possono distorcerlo. Anche in condizioni perfette, la misurazione di questo tipo di microonde richiede apparecchiature estremamente sensibili. Nell’ambito del progetto Cosmology Large Angular Scale Surveyor (CLASS), i ricercatori hanno utilizzato telescopi progettati appositamente per rilevare le impronte lasciate dalle prime stelle nella luce residua del Big Bang. Gli scienziati hanno confrontato i dati raccolti da diverse fonti, identificato delle interferenze e analizzato un segnale comune proveniente dalla luce a microonde polarizzata. La polarizzazione avviene quando le onde luminose incontrano qualcosa e poi si diffondono. “Ad esempio – spiega Li – si pensi alla luce che colpisce il cofano di un’auto provocando un bagliore. Indossando occhiali polarizzati, si può vedere chiaramente. Grazie al nostro metodo, possiamo determinare quanta parte di ciò che stiamo vedendo è bagliore cosmico, proveniente dalla luce che rimbalza sull’Alba Cosmica”. “I nostri risultati – concludono gli autori – contribuiranno a definire meglio i segnali provenienti dal bagliore residuo del Big Bang, o radiazione cosmica di fondo, e a tracciare un quadro più chiaro dell’Universo primordiale”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Anche dalla Terra possiamo guardare all’Universo primordiale
(11 Giugno 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).