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SM, studio pilota rivela che la stimolazione spinale diretta non invasiva modula lo stress ossidativo 

(18 Giugno 2025)

Roma – Uno studio pilota appena pubblicato sulla rivista internazionale Brain Stimulation ha evidenziato come la stimolazione elettrica spinale non invasiva (tsDCS) possa modulare i biomarcatori dello stress ossidativo e dell’infiammazione in pazienti affetti da sclerosi multipla (SM), aprendo a nuove prospettive terapeutiche ad affiancamento dei trattamenti standard.
Il progetto pilota, finanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM), è frutto della collaborazione tra l’Università degli Studi di Milano, la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, e l’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche, e ha coinvolto un gruppo multidisciplinare di ricercatori clinici e bioingegneri.
“L’effetto della stimolazione spinale sui biomarcatori di ossidazione e infiammazione rappresenta un’indicazione promettente della possibilità di intervenire su meccanismi patogenetici centrali della malattia”, dichiara Alberto Priori, direttore della SC di Neurologia dell’ASST-Santi Paolo e Carlo e direttore del Centro di Ricerca ‘Aldo Ravelli’ dell’Università degli Studi di Milano. “Si tratta di una linea di ricerca coerente con l’approccio innovativo che perseguiamo da anni nella neuromodulazione non invasiva”.
Lo studio ha coinvolto persone con sclerosi multipla e spasticità, sottoposti per cinque giorni a stimolazione spinale attiva e placebo. I risultati mostrano una riduzione dei radicali liberi (ROS) e un aumento della capacità antiossidante (TAC), con correlazioni significative con aspetti cognitivi e sociali della qualità della vita.
“Il nostro approccio metodologico ha integrato modelli computazionali, analisi biomolecolari e scale cliniche, in una prospettiva sistemica e personalizzata: è un primo passo verso la definizione di protocolli predittivi per trattamenti personalizzati nei pazienti con sclerosi multipla”, commenta Sara Marceglia, docente di bioingegneria all’Università degli Studi di Milano.
Sul piano dei meccanismi biologici, lo studio suggerisce un possibile coinvolgimento di marcatori associati a rimielinizzazione e neuroprotezione, come la transtiretina e l’interleuchina-6. “I risultati ottenuti indicano che, anche in studi su piccoli campioni, l’utilizzo di biomarcatori specifici può offrire informazioni cruciali sull’efficacia e sui target della neuromodulazione”, sottolinea Simona Mrakic-Sposta, fisiologa del Cnr-Ifc. “Questo studio evidenzia come l’approccio della psicobiologia, che integra componenti neurobiologiche, comportamentali e cliniche, sia fondamentale per comprendere e modulare le dinamiche mente-corpo nella sclerosi multipla”, dichiara Roberta Ferrucci, neuropsicologa presso il la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e docente presso l’Università degli Studi di Milano. “La possibilità di intervenire anche sugli aspetti psicosociali della qualità della vita attraverso strategie non farmacologiche, sicure e personalizzabili, rappresenta una prospettiva concreta per la presa in carico integrata delle malattie neurologiche complesse”.(30Science.com)

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