Roma – Sviluppata una nuova protesi retinica che permette di rilevare il vicino infrarosso e conferire una visione artificiale. A questo obiettivo è stato orientato uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati della Fudan University e dello Shanghai Institute of Technical Physics. Il team, guidato da Shuiyuan Wang, Weida Hu, Jiayi Zhang e Peng Zhou, ha utilizzato un modello murino e dei macachi per valutare l’efficacia di una nuova protesi retinica intrecciata con nanofili. Il prototipo, riportano gli autori, ha parzialmente ripristinato la vista nei topi ciechi, mentre nei macachi ha permesso di rilevare la luce nel vicino infrarosso. La fattibilità e l’elevato profilo di sicurezza della nuova tecnologia rappresentano una pietra miliare nello sviluppo della visione artificiale, sottolineano gli esperti, che potrebbe rivelarsi preziosa per i pazienti di tutto il mondo affetti da cecità o patologie della retina. Attualmente, esistono molti approcci per ripristinare la vista, ma la maggior parte di questi trattamenti sono limitati da interferenze elettriche o mancanza di efficacia a lungo termine. Allo stesso tempo, i ricercatori stanno anche cercando di aumentare la capacità dell’occhio umano di rilevare altre lunghezze d’onda della luce, incluso il vicino infrarosso. Una tecnologia di questo tipo potrebbe essere un vantaggio per gli sforzi di ripristino della visione. Il gruppo di ricerca ha progettato una nanoprotesi per la retina a base di tellurio, un elemento bianco-argenteo, fotosensibile, utilizzato come semiconduttore. Gli scienziati hanno costruito nanofili di tellurio e li hanno intrecciati in una rete reticolare, creando un’architettura che può essere facilmente impiantata e converte efficacemente sia la luce visibile che quella del vicino infrarosso in segnali elettrici. Utilizzando l’imaging e la registrazione elettrofisiologica, il team ha scoperto che l’impianto della protesi in topi geneticamente ciechi ripristinava i riflessi nella pupilla e induceva l’attivazione dei neuroni nella corteccia visiva. I topolini ciechi hanno ottenuto risultati migliori nei test di riconoscimento di pattern e sono riusciti a individuare luci LED durante un test comportamentale. La nanoprotesi si è dimostrata sicura e biocompatibile quando è stata impiantata in un macaco cieco che si ciba di granchi e ha aumentato la sensibilità dell’occhio alla luce del vicino infrarosso in un macaco vedente. “Il successo a lungo termine di queste tecnologie – commenta in una prospettiva di approfondimento Eduardo Fernández, dell’Università dello Utah – dipende dallo sviluppo di soluzioni convenienti e dalla garanzia della loro disponibilità per una gamma più ampia di pazienti”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).