Lucrezia Parpaglioni

Farmaci iniettabili per l’obesità meno efficaci nella realtà rispetto agli studi clinici

(10 Giugno 2025)

Roma – Un’analisi dell’efficacia reale dei farmaci iniettabili a base di GLP-1, semaglutide e tirzepatide, utilizzati per il trattamento dell’obesità ha rivelato che pur avendo dimostrato risultati promettenti in studi clinici randomizzati, questi farmaci mostrano una perdita di peso significativamente inferiore nella pratica clinica quotidiana. Lo dimostra uno studio guidato da Hamlet Gasoyan, del Center for Value-Based Care Research, Cleveland Clinic, Cleveland, Ohio, negli USA, pubblicato su Obesity Journal. L’analisi ha evidenziato che l’interruzione precoce del trattamento e l’uso di dosaggi di mantenimento inferiori sono tra i principali fattori che riducono l’efficacia sia sulla perdita di peso sia sul controllo glicemico nei pazienti con prediabete. Lo studio ha incluso 7.881 pazienti adulti con obesità clinicamente grave, con indice di massa corporea medio maggiore di 39, trattati con semaglutide o tirzepatide tra il 2021 e il 2023. Tra questi, 1.320 presentavano prediabete all’inizio dello studio. I pazienti sono stati suddivisi in base alla durata del trattamento: interruzione precoce, entro 3 mesi, interruzione tardiva, 3-12 mesi, e continuatori. Il follow-up si è concluso a dicembre 2024. Nello studio,oltre il 20% dei pazienti ha interrotto precocemente la terapia, mentre il 32% l’ha interrotta tardivamente; più dell’80% assumeva dosaggi inferiori o pari a 1 mg per semaglutide e 7,5 mg per tirzepatide, inferiori rispetto ai dosaggi standard degli studi clinici. In un anno la perdita di peso è stata del 3,6% nei pazienti con interruzione precoce, del 6,8% nei pazienti con interruzione tardiva, dell’11,9% nei pazienti che hanno continuato il trattamento e del 13,7% con semaglutide e 18,0% con tirzepatide nei pazienti che hanno mantenuto dosaggi elevati senza interruzione. Per quanto riguarda il controllo glicemico nei pazienti con prediabete, solo il 33% di quelli con interruzione precoce ha raggiunto livelli normali di HbA1c, il 41% con interruzione tardiva e il 67,9% senza interruzione. Tra i fattori che hanno contribuito a una perdita del 10% del peso corporeo i ricercatori hanno individuato: continuazione o interruzione tardiva del trattamento; dosaggio di mantenimento elevato; uso di tirzepatide rispetto a semaglutide e il sesso femminile. Gasoyan sottolinea che la ridotta efficacia osservata nella pratica clinica reale rispetto agli studi clinici potrebbe essere dovuta a interruzioni frequenti e dosaggi inferiori, spesso legati a costi elevati, copertura assicurativa limitata, effetti collaterali e carenza di farmaci. Questi fattori rappresentano barriere significative alla gestione efficace dell’obesità con farmaci GLP-1. Lo studio evidenzia inoltre che l’interruzione precoce del trattamento compromette non solo la perdita di peso ma anche il controllo glicemico, aumentando il rischio di progressione da prediabete a diabete di tipo 2, una complicanza comune dell’obesità. Questa ricerca fornisce importanti indicazioni per medici e pazienti circa l’importanza della continuità terapeutica e del mantenimento di dosaggi adeguati per ottenere benefici clinici significativi. Sono in corso ulteriori studi per approfondire le ragioni dell’interruzione e per valutare quali strategie di gestione del peso vengano adottate dopo la sospensione della terapia farmacologica. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.