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Realizzata mappa i luoghi ottimali per la riforestazione che combatte il cambiamento climatico

(19 Giugno 2025)

Roma – Una nuova ricerca del programma Future Ecosystems for Africa presso l’Università del Witwatersrand in Sudafrica ha creato le mappe più accurate finora relative alle aree in cui la riforestazione può combattere efficacemente il cambiamento climatico. Lo studio individua 195 milioni di ettari in tutto il mondo in cui il ripristino degli alberi apporterà i massimi benefici al clima senza danneggiare le comunità o gli ecosistemi. Lo studio, pubblicato su Nature Communications e basato su 89 precedenti progetti di ricerca, fornisce la mappatura più completa finora delle aree in cui la riforestazione può apportare benefici climatici ottimali, supportando al contempo l’habitat della fauna selvatica, la produzione alimentare e la disponibilità di acqua dolce. I 195 milioni di ettari individuati – equivalenti all’incirca alla superficie complessiva di Sudafrica, Namibia, Botswana e Zimbabwe – rappresentano un calo del 71-92% rispetto alle precedenti stime della superficie totale disponibile a livello globale per progetti di riforestazione. Tuttavia, rappresentano un’opportunità concreta e realistica affinché la riforestazione contribuisca in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi climatici, proteggendo al contempo comunità ed ecosistemi. “Gli studi precedenti spesso non hanno affrontato l’impatto negativo che l’imboschimento potrebbe avere sulla biodiversità e sul benessere umano, soprattutto per le persone povere che vivono in aree rurali remote, spesso oggetto di riforestazione”, afferma Archibald, a capo del programma Future Ecosystems for Africa (FEFA) presso la Wits University. La ricerca sottolinea che gli impatti negativi sono più probabili quando le comunità non godono di diritti fondiari garantiti e dipendono fortemente dalle risorse naturali. Il calo rispetto alle stime precedenti è dovuto a strati che le mappe precedenti non sono state in grado di incorporare, poiché la ricerca era ancora agli inizi all’epoca. Questo tiene conto, ad esempio, dell’effetto albedo, il che significa che il ripristino della copertura arborea può, in alcune località, riscaldare attivamente la Terra anziché raffreddarla, influenzando la quantità di luce solare assorbita o riflessa. Esclude anche le praterie autoctone e altri ecosistemi in cui ricoprire il terreno di alberi danneggerebbe la biodiversità e aggraverebbe i regimi degli incendi. Questa distinzione è particolarmente importante per l’Africa, dove praterie naturali e savane vengono spesso convertite in modo inappropriato in foreste, danneggiando la biodiversità e peggiorando i regimi degli incendi. I paesi africani contribuiscono per meno del 5% alle emissioni globali di carbonio, eppure subiscono impatti climatici sproporzionati, pur avendo un enorme potenziale per soluzioni basate sulla natura. La ricerca sostiene direttamente la Roadmap for Just Systems Transformations for Africa’s People and Nature, una collaborazione a livello continentale tra FEFA, Conservation International e partner volta ad accelerare gli investimenti in soluzioni climatiche naturali che avvantaggino sia gli obiettivi di mitigazione sia i mezzi di sussistenza locali. “Nelle aree che sono ecosistemi non forestali, aumentare la copertura arborea non è sempre appropriato e deve tenere esplicitamente conto dello stato naturale storico”, sottolinea lo studio, sfidando gli approcci semplicistici alla piantagione di alberi che ignorano la complessità ecologica. Il professor Forrest Fleischman dell’Università del Minnesota e coautore dello studio afferma che le politiche devono tenere conto dei diritti sulla terra e della dipendenza della comunità dalle risorse naturali, in particolare nei paesi in cui i diritti politici non vengono rispettati. “Gli scienziati africani devono ora raccogliere la sfida e fornire indicazioni su una gestione appropriata del paesaggio e sulle attività di ripristino negli ecosistemi non forestali. Questo è l’obiettivo della Roadmap per l’Africa”, afferma Archibald. Mentre i decisori politici si preparano ai prossimi negoziati ONU sul clima, la ricerca ci ricorda tempestivamente che piantare alberi da solo non può risolvere il cambiamento climatico. Solo ripristinando e proteggendo le foreste, unitamente a un’aggressiva decarbonizzazione industriale, la riforestazione può compiere progressi significativi verso limiti climatici sicuri. Lo studio è stato cofinanziato da Nature Conservancy e Oppenheimer Generations Research and Conservation nell’ambito della missione del programma FEFA volta a dare priorità a soluzioni basate sulle conoscenze degli africani nella conservazione degli ecosistemi.(AGI)

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