Roma – Un approccio apparentemente più leggero alle scienze dure potrebbe contribuire ad enfatizzare la veridicità del contenuto del messaggio. Questo apparentemente controintuitivo risultato emerge da uno studio, pubblicato sul Journal of Science Communication, condotto dagli scienziati del Grady College of Mass Communication presso l’Università della Georgia. Il team, guidato da Alexandra Lynn Frank, ha valutato l’efficacia delle battute e della comunicazione ilare nel trasmettere messaggi di contenuto scientifico. Il mondo della politica, spiegano gli esperti, sa da tempo che una risata ben piazzata rappresenta uno strumento prezioso per catturare l’attenzione del pubblico. Quando si tratta di scienza, però, si tende ad essere più restii nell’usare l’umorismo, principalmente a causa del timore di apparire meno autorevoli. In realtà, in questo lavoro è emerso chiaramente che nella comunicazione di contenuti scientifici, l’umorismo, suscitando allegria nel pubblico, può avere impatti positivi sulla simpatia di un comunicatore, oltre a rafforzare la percezione che il messaggio sia una fonte appropriata di informazioni valide. “Il nostro lavoro – spiega Frank – indaga sul modo in cui le persone reagiscono alla comunicazione scherzosa”. Gli scienziati hanno reclutato 2.212 partecipanti, a ognuno dei quali è stata mostrata una delle otto versioni di una conversazione fittizia avviata dal dottor Jamie Devon, uno scienziato immaginario. Il post rappresentava un fumetto con un elemento comico che variava tra satira, antropomorfismo (uso di animali o cose che si comportano come esseri umani), una combinazione dei due e assenza di umorismo. Ai volontari è stato chiesto di riferire quanto avessero trovato divertente il post e in che misura valutassero la legittimità del contenuto riportato nel post. “Quando le persone si divertono – osserva Frank – tendenzialmente sono meno propense a dubitare della veridicità di quanto apprendono grazie al loro interlocutore”. I risultati dimostrano che l’umorismo può aiutare gli sforzi di comunicazione da parte degli scienziati, ma solo se il pubblico li percepisce come divertenti. In caso contrario, ammoniscono gli studiosi, potrebbe provocare l’effetto diametralmente opposto. “La nostra ricerca – conclude Frank – potrebbe rappresentare la base per lo sviluppo di strategie di comunicazione pubblica. Se usato in modo responsabile, lo humor costituisce uno strumento potente in grado di stabilire connessioni significative con il pubblico. Inoltre, l’umorismo può suscitare curiosità, motivando le persone a cercare informazioni aggiuntive su importanti argomenti scientifici. In altre parole, pensiamo sia possibile sconfiggere la disinformazione, un sorriso alla volta”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Contro la disinformazione scientifica, meglio puntare sullo humor
(10 Marzo 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).