Roma – I bambini piccoli esposti a disinformazione online sotto supervisione riescono a imparare meglio a distinguere le fonti autorevoli e orientarsi nel fact-checking. Lo dimostra uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour, condotto dagli scienziati dell’Università della California a Berkeley. Il team, guidato da Evan Orticio, ha coinvolto 122 bambini di età compresa tra quattro e sette anni per analizzare il loro livello di scetticismo nei confronti di un ambiente virtuale ricco di informazioni. In una realtà in cui la disinformazione dilaga, spiegano gli esperti, è fondamentale individuare strategie efficaci per fornire ai ragazzi gli strumenti adatti a riconoscere le fonti autorevoli. Visto lo scetticismo naturale dei bambini e la tendenza ad esporli al mondo di internet sempre più in giovane età, sostengono gli autori, gli adulti hanno la responsabilità di insegnare loro competenze pratiche di fact-checking. Piuttosto che limitare l’esposizione alla disinformazione, gli scienziati evidenziano l’importanza di insegnare a valutare criticamente le informazioni che circolano online. Nell’ambito dell’indagine, il gruppo di ricerca ha condotto due esperimenti distinti con i piccoli partecipanti. Nelle prime sessioni i bambini sono stati esposti a un e-book con vari gradi di affermazioni vere e false. Ad esempio, un gruppo di bimbi ha osservato l’immagine di una zebra con accanto riportati fatti, come il fatto che gli animali fossero a strisce bianche e nere, mentre altri leggevano che le zebre erano rosse e verdi. Sulla base di queste informazioni, i bambini indicavano se le affermazioni riportate erano vere o false. In un altro esperimento, gli esperti hanno simulato i risultati dei motori di ricerca su curiosità e caratteristiche diuna specie aliena chiamata Zorpies. Nello specifico, lo schermo mostrava immagini di 20 Zorpies. Uno aveva tre occhi, mentre il resto indossava occhiali da sole. I bambini dovevano decidere se tutti gli esemplari avessero tre occhi, ma potevano verificare l’affermazione togliendo gli occhiali da sole agli alieni. Poiché i bambini non sapevano nulla degli alieni, il loro scetticismo poteva derivare solo dalla loro valutazione di quanto fosse affidabile la piattaforma digitale. Il lavoro dimostra che i bambini più diligenti nel verificare i fatti delle affermazioni sugli Zorpies erano quelli che erano stati esposti a più informazioni errate nel primo esperimento. “I bambini possono adattare il loro livello di scetticismo in base alla qualità delle informazioni osservate in un contesto digitale precedente – commenta Orticio – i bimbi possono sfruttare le loro aspettative su come funziona questo ambiente digitale per discernere quanto siano affidabili le affermazioni a cui sono esposti”. “Questo lavoro – conclude – suggerisce che se i bambini hanno una certa esperienza di lavoro in ambienti controllati, ma imperfetti, possono imparare a essere più vigili in futuro. Dobbiamo insegnare ai bimbi l’importanza di approcciare il mondo online con sano spirito critico. Nei nostri esperimenti, il fact-checking è stato molto semplice. Nella vita reale, il fact-checking è in realtà molto difficile. Dobbiamo colmare questa lacuna”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Esporre i bimbi a disinformazione controllata li aiuta a orientarsi nel fact-checking
(10 Ottobre 2024)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).