Lucrezia Parpaglioni

Usa: il 25% degli adulti sospetta di avere un ADHD non diagnosticato

(15 Ottobre 2024)

Roma – Il 25% degli adulti sospetta di avere un’ADHD non diagnosticata, ma solo il 13% ne ha parlato con il medico. Lo rivela un nuovo sondaggio nazionale condotto su 1.000 adulti americani, commissionato dal Wexner Medical Center e dal College of Medicine dell’Ohio State University. Il disturbo da deficit di attenzione o iperattività, noto anche come ADHD, è tipicamente considerato una condizione infantile. Ma, un numero sempre maggiore di adulti si sta rendendo conto che le proprie difficoltà di attenzione, concentrazione e irrequietezza potrebbero essere in realtà un’ADHD non diagnosticata, in gran parte grazie ai video di tendenza sui social media che raccolgono milioni di visualizzazioni. Il sondaggio ha rilevato che il 25% degli adulti sospetta di avere un’ADHD non diagnosticata. Ma, ciò che preoccupa gli esperti di salute mentale è che solo il 13% degli intervistati ha condiviso i propri sospetti con il medico, il che solleva preoccupazioni sulle conseguenze di un’autodiagnosi che porta a un trattamento non corretto. “Ansia, depressione e ADHD, tutte queste cose possono assomigliarsi molto, ma un trattamento sbagliato può peggiorare le cose invece di aiutare la persona a sentirsi meglio e a migliorare il suo funzionamento”, ha dichiarato Justin Barterian, assistente clinico presso il Dipartimento di Psichiatria e Salute Comportamentale dell’Ohio State. “Secondo le stime, il 4,4% delle persone di età compresa tra i 18 e i 44 anni soffre di ADHD, e alcune persone non ricevono la diagnosi fino all’età avanzata”, ha detto Barterian. “C’è sicuramente una maggiore consapevolezza di come possa continuare a colpire le persone in età adulta e molte persone si stanno rendendo conto, una volta che i loro figli sono stati diagnosticati, che anche loro rientrano in questi sintomi, dato che si tratta di una malattia genetica”, ha continuato Barterian. L’indagine ha rilevato che i giovani adulti sono più propensi a credere di avere un’ADHD non diagnosticata rispetto alle generazioni più anziane, e sono anche più inclini a fare qualcosa al riguardo. “Questo dovrebbe includere la visita di un medico, di solito il proprio fornitore di cure primarie, per ricevere un rinvio a un esperto di salute mentale per una valutazione approfondita, una diagnosi accurata e un trattamento efficace”, ha sottolineato Barterian. “Se guardando i video sui social media vi viene in mente che potreste rientrare nei criteri tipici del disturbo, vi incoraggerei a chiedere una valutazione a uno psicologo, a uno psichiatra o a un medico, per fare un controllo”, ha suggerito Barterian. Gli adulti affetti da ADHD presentano problemi di attenzione, iperattività e impulsività sufficientemente gravi da causare problemi continui a scuola, al lavoro e a casa. Questi sintomi sono persistenti e dirompenti e spesso possono essere ricondotti all’infanzia. L’ADHD dell’adulto si manifesta in adulti a cui è stata diagnosticata da bambini, ma i sintomi continuano in età adulta; adulti che ricevono la diagnosi per la prima volta nonostante abbiano manifestato sintomi fin da giovani che erano stati ignorati o mal diagnosticati. L’iperattività come sintomo è tipicamente meno presente negli adulti che nei bambini. Molti adulti con ADHD hanno problemi di memoria e concentrazione. I sintomi dell’ADHD spesso peggiorano in presenza di stress, conflitti o maggiori esigenze nella vita. Vi sono tre tipi di ADHD più comuni: il primo è l’ADHD disattentivo, che si riflette nell’incapacità di prestare attenzione e distrazione ed è noto anche come disturbo da deficit di attenzione o ADD; poi vi è l’ADHD iperattivo e impulsivo, che comporta iperattività e impulsività; e, infine, l’ADHD combinato, che causa disattenzione, iperattività e impulsività. L’ADHD può essere difficile da diagnosticare negli adulti, perché alcuni sintomi sono simili a quelli di altre condizioni di salute mentale, come la depressione o l’ansia. “I sintomi dell’ADHD possono essere diversi da persona a persona”, ha affermato Barterian. “Alcune persone possono avere maggiori difficoltà a concentrarsi sulle lezioni o a organizzarsi, mentre altre possono avere maggiori difficoltà sociali, con impulsività e difficoltà a seguire le conversazioni”, ha spiegato Barterian. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.