Roma – I primi affidamenti hanno dato un notevole potere alle donne meno facoltose, che si prendevano cura dei bambini orfani, abbandonati o allontanati dalle famiglie di origine. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista The History of the Family, condotto dagli scienziati del Christ’s College di Cambridge. Il team, guidato da Emily Rhodes, ha analizzato la storia delle esperienze di genitori affidatari nel XVII secolo. Oggi, spiegano gli esperti, il Regno Unito affronta una grave crisi associata all’affidamento familiare, e gli assistenti di diverse parti del paese continuano a richiedere finanziamenti più sostanziosi. A settembre 2024, il Northumberland County Council ha confermato di aver rivisto i pagamenti agli assistenti familiari, congelati da oltre dieci anni, in seguito alle richieste degli attivisti. Nell’ambito del lavoro, gli studiosi hanno analizzato una raccolta di petizioni presentate alle corti trimestrali del Lancashire tra il 1660 e il 1720. In particolare, gli scienziati hanno considerato le esperienze di 38 donne che si prendevano cura di bambini affidatari. Le petizioni analizzate sono state digitalizzate e sono consultabili online. “Queste donne – spiega Rhodes – sono state tra le prime a portare avanti campagne di adozione. Al tempo, le autorità esaminavano le situazioni familiari complesse e, in caso venisse ritenuto necessario, i bambini venivano allontanati dalla famiglia per essere affidati a donne della comunità locale, che venivano ricompensate per prendersene cura”. “Le affidatarie – aggiunge – hanno svolto un ruolo così importante che, quando non venivano pagate abbastanza, avevano l’autorità per rivolgersi ai giudici della propria contea, e sostenere con forza la propria causa. 350 anni fa, quindi, il lavoro delle famiglie affidatarie veniva riconosciuto come essenziale nella società”. Nel XVII secolo, le leggi sostenevano un sistema di assistenza in Inghilterra che prevedeva che i parrocchiani contribuissero a un fondo locale che i sagrestani assegnavano ai bisognosi nella parrocchia. Alcuni bambini bisognosi o orfani venivano resi apprendisti, ma altri venivano affidati a una donna della comunità, solitamente una vedova o una madre, ma spesso si trattava di ragazze nubili. “Queste petizioni danno voce ad alcune delle donne più inaccessibili della storia – sostiene ancora Rhodes – hanno lasciato un’impronta apparentemente piccola, ma molto importante”. Nelle petizioni esaminate, le accuse rivolte alle autorità locali riguardavano cattiva gestione e disonestà, e nessuna è stata respinta. Nel 1690 a Preston, Alice Brewer di Lea lottò per anni con la sua parrocchia, che tagliò e trattenne i pagamenti destinati alle cure di Anne Helme, che aveva vissuto con lei per 14 anni. Sembra che i giudici ordinarono ripetutamente di pagare i debiti, ma non è chiaro come si concluse la battaglia. Gli scritti mostrano inoltre che le madri affidatarie godevano di notevoli vantaggi rispetto ai genitori biologici nei rapporti con le autorità. “Le madri biologiche – afferma Rhodes – dovevano dimostrare, in tono umile e pietoso, di essere tra i poveri meritevoli, mentre le famiglie affidatarie facevano semplicemente valere i propri diritti”. La cura di questi bambini, in alcuni casi, veniva percepita meramente come un lavoro, ma in molte occasioni le testimonianze scritte descrivono particolari attenzioni e trasporto da parte delle madri affidatarie nei confronti dei bambini che avevano accolto. “In alcune petizioni – riportano gli scienziati – le donne minacciavano di interrompere il proprio servizio se la loro richiesta non fosse stata accolta. È facile individuare i casi disfunzionali del passato, ma in effetti esistono ancora molti problemi con la burocrazia anche nel 2024”. (30Science.com)