Roma – Nei microbiomi dei neonati in Regno Unito sono presenti alcuni batteri che potrebbero essere utilizzati per sviluppare nuovi probiotici terapeutici personalizzati per i più piccoli. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Microbiology, condotto dagli scienziati del Wellcome Sanger Institute, dell’University College di Londra (UCL) e dell’Università di Birmingham. Il team, guidato da Yan Shao, ha utilizzato il sequenziamento dell’intero genoma per analizzare 2.387 campioni di feci raccolti da 1.288 neonati sani, tutti di età inferiore a un mese. L’analisi ha mostrato che uno dei batteri pionieri benefici è stato geneticamente adattato per sfruttare appieno i nutrienti del latte materno, il che suggerisce che si tratti del microrganismo più adatto a prosperare nell’organismo neonatale. Attualmente, spiegano gli esperti, la maggior parte dei probiotici per neonati commerciali contiene un ceppo batterico diverso non presente nei microbiomi precoci dei neonati nelle società industrializzate. Mappare il profilo del microbioma intestinale dei pazienti pediatrici, commentano gli autori, potrebbe rendere possibile prevedere lo sviluppo dell’intestino e individuare i probiotici più adatti a promuovere una crescita sana e completa. Nell’ambito del lavoro, il gruppo di ricerca ha scoperto che tutti i neonati analizzati rientravano in uno di tre profili del microbioma, ciascuno caratterizzato da un diverso batterio pioniere dominante. I principali protaginosti erano il Bifidobacterium longum subsp. longum (B. longum) e Bifidobacterium breve (B. breve), considerati benefici perché promuovono la colonizzazione stabile di altri microbi positivi per l’organismo, e l’Enterococcus faecalis (E. faecalis), ritenuto invece pericoloso. Il B. breve, sottolineano gli scienziati, breve è geneticamente adattato per utilizzare appieno i nutrienti presenti nel latte materno e può impedire a patogeni potenzialmente dannosi di colonizzare l’intestino dei bambini. “Il tipo di alimentazione – commentano gli esperti – non sembrava influenzare il tipo di batteri pionieri nell’intestino del bambino, che invece sembravano suscettibili all’utilizzo di antibiotici. Saranno necessari ulteriori approfondimenti per valutare l’impatto di queste informazioni sui dati sanitari a lungo termine”. “Lo sviluppo del microbioma all’inizio della vita di una persona potrebbe avere enormi implicazioni sulla salute più avanti negli anni – conclude Trevor Lawley, altra firma dell’articolo – conoscere i batteri importanti per il benessere dei bambini potrebbe aiutarci a gestire al meglio le eventuali complicazioni. Speriamo che il nostro lavoro incoraggi la selezione razionale di ceppi probiotici e lo sviluppo di nuove terapie basate sul microbioma in virtù della ricerca genomica” (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).