Roma – Le persone che hanno avuto un ictus sembrano associate a un rischio maggiore di sperimentare disturbi del sonno. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Neurology, condotto dagli scienziati della Duke University School of Medicine di Durham. Il team, guidato da Sara Hassani, ha coinvolto 39.559 partecipanti, 1.572 dei quali aveva avuto un ictus. I volontari sono stati sottoposti ogni due anni a un questionario relativo alle proprie abitudini di sonno. La durata del sonno è stata divisa in tre categorie: breve (meno di sei ore), normale (da sei a otto ore), lunga (oltre otto ore). “Una buona dormita – afferma Hassani – è fondamentale per la salute del cervello e del cuore. Sappiamo che dormire troppo o troppo poco dopo un ictus può influenzare il recupero e peggiorare la qualità della vita. I nostri risultati evidenziano l’importanza di individuare strategie mirate per migliorare le abitudini del sonno”. Stando a quanto emerge dall’indagine, infatti, indipendentemente dalla fascia d’età, la durata normale del sonno era meno comune tra le persone che avevano avuto un ictus rispetto ai partecipanti che non avevano sperimentato il problema. In particolare, per i partecipanti di età compresa tra 18 e 44 anni il rischio di dormire in modo adeguato era del 32 per cento tra chi aveva avuto un ictus e del 54 per i soggetti sani. Tali valori salivano al 47 e al 55 per cento tra i 45 e 64 anni, rispettivamente. Infine, oltre i 65 anni la probabilità di dormire un numero sufficiente di ore era del 45 per cento in caso di ictus e del 54 per cento per chi non aveva mai avuto attacchi ischemici. Dopo aver considerato anche altri fattori potenzialmente influenti, i ricercatori hanno stimato che le persone soggette a ictus erano associate a un rischio del 54 per cento più elevato di dormire più di otto ore a notte e del 50 per cento più elevato di dormire meno di sei ore a notte rispetto a chi non aveva mai avuto la condizione. “Condizioni come l’insonnia e la sonnolenza eccessiva sono comuni nei pazienti colpiti da ictus – commenta Hassani – e possono manifestarsi come conseguenza diretta o indiretta dell’ictus stesso. Il nostro lavoro evidenzia una correlazione, ma non siamo in grado di stabilire il nesso di causalità. Nei prossimi approfondimenti, dovremo esplorare i collegamenti tra ictus e durata del sonno e determinare l’effetto della durata del sonno sui risultati dopo l’attacco ischemico”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).