Valentina Arcovio

Cresce la rete “salvabimbi” di Menarini, pediatri formati sui segni delle violenze

(16 Settembre 2024)

Roma – La rete “salvabimbi” italiana è sempre più ampia e solida: a otto anni dall’avvio del progetto di creazione di un network per riconoscere e gestire le violenze sui minori, realizzato con il contributo non condizionante di Menarini e il patrocinio della Società Italiana di Pediatria (SIP), aumenta il numero di operatori sanitari pronti a riconoscere gli abusi, anche nelle forme più nuove e nascoste. “Con 75 corsi e 600 ore di formazione svolte in 41 città italiane, sono già migliaia i pediatri sentinella in grado di intercettare i segnali di abuso in bambini e adolescenti. Siamo orgogliosi di sostenere questo progetto dal 2016 e ci poniamo l’obiettivo di formare 15.000 medici, pediatri e specializzandi”, dichiarano Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del Board di Menarini. Oggi si ritiene che siano almeno 9 su 100 i minori vittime di maltrattamenti. Per questo il progetto, il primo e più longevo al mondo, prosegue anche nel 2024 per rendere la rete ‘salvabimbi’ sempre più capillare ed efficiente, come già avvenuto con la realizzazione dei primi protocolli standard di Pronto Soccorso per individuare i maltrattamenti, e con l’istituzione dei primi corsi di insegnamento universitario dedicati alle violenze sui minori. I corsi, realizzati in sessioni giornaliere sviluppate attraverso lezioni frontali, video-simulazioni ed esercitazioni, hanno fornito ai professionisti sanitari gli strumenti operativi per riconoscere i segnali di disagio così da rendere più tempestivi e incisivi gli interventi a protezione delle vittime. “Grazie al progetto, sono nati o sono stati implementati percorsi e protocolli standard di Pronto Soccorso per riconoscere le violenze sessuali e fisiche”, spiega Pietro Ferrara, coordinatore nazionale dei corsi, referente nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) per abusi e maltrattamenti e professore ordinario di Pediatria presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma . “Stando a un’indagine condotta lo scorso anno in 148 ospedali di 29 Paesi, Italia compresa, nella metà delle strutture gli operatori sanitari non hanno strumenti conoscitivi adeguati per identificare i minori vittime di abusi, negligenze e maltrattamenti. Una lacuna – continua- che i corsi formativi stanno contribuendo a  colmare portando a protocolli di Pronto Soccorso dedicati già presenti, per esempio, all’ospedale Sant’Eugenio di Roma e in altri ospedali romani, che hanno attivato da tempo percorsi di riferimento per tutto il territorio laziale, ma anche in strutture ospedaliere a Napoli, Palermo, Pisa e Perugia. In queste stesse città – conclude Ferrara – sono stati avviati cicli di formazione con lezioni dedicate nei corsi di laurea in Medicina e specializzazione in Pediatria, rivolti ai futuri medici e specializzandi: il pediatra deve infatti possedere una formazione specifica per affrontare questo delicato aspetto della salute dei giovanissimi”. I “segnali” degli abusi devono essere decodificati perché le violenze sui minori non sono patologie in cui è sempre presente un sintomo specifico. Poi, i maltrattamenti devono essere segnalati e anche in questo il progetto è stato uno spartiacque nel nostro Paese, come specifica Ferrara: “In passato poteva capitare che i medici non solo avessero difficoltà a riconoscere i segnali d’allarme degli abusi, ma avessero perplessità e problematicità nella loro gestione per il freno psicologico derivante dal conoscere la famiglia o per la paura delle ripercussioni medico-legali. Grazie all’ampliamento delle conoscenze, reso possibile anche per merito dei corsi, oggi è caduto il tabù delle segnalazioni e si riescono a gestire meglio le fisiologiche paure di commettere errori e i timori di non procedere correttamente: i medici che colgono segnali di pericolo sanno che cosa fare, hanno una maggiore sicurezza sia dal punto di vista clinico, perché conoscono meglio la natura e le manifestazioni dei diversi tipi di maltrattamenti, sia dal punto di vista giuridico, perché i percorsi sono molto più chiari e standardizzati”. (30Science.com)

Valentina Arcovio