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Erc Starting Grant: A Ca’ Foscari premiata ricerca sulle origini del “diritto di punire”

(5 Settembre 2024)

Roma – L’Università Ca’ Foscari Venezia ottiene un ennesimo finanziamento dallo European Research Council (ERC), il più importante organismo della Commissione europea per supportare la ricerca di frontiera. Sale così a 26 il numero di progetti ERC a Ca’ Foscari.

Xenia Chiaramonte, giurista e ricercatrice in filosofia e sociologia del diritto, è stata selezionata tra i 494 vincitori (61 gli italiani su 3.474 candidature) del prestigioso Starting Grant, un finanziamento da 1,5 milioni di euro che permette a ricercatrici e ricercatori all’inizio della loro carriera di guidare un grande progetto, costruendo un proprio gruppo di ricerca e perseguendo idee ambiziose.

L’ERC sottolinea come il 44% di questi Starting Grants sia stato assegnato a ricercatrici, rispetto al 43% nel 2023 e al 39% nel 2022. I bandi degli Starting Grants hanno attirato quasi 62.000 proposte dal 2007. Durante questo periodo, il numero di proposte presentate da donne è aumentato da circa il 30% a circa il 40%.

La Commissaria europea alla Ricerca, Iliana Ivanova ha commentato così i risultati: “La Commissione Europea è orgogliosa di sostenere la curiosità e la passione dei nostri talenti all’inizio della carriera nell’ambito del programma Horizon Europe. I nuovi vincitori degli ERC Starting Grants mirano ad approfondire la nostra comprensione del mondo. La loro creatività è fondamentale per trovare soluzioni ad alcune delle sfide sociali più urgenti. In questo bando, sono felice di vedere una delle percentuali più alte di beneficiarie donne fino ad oggi, una tendenza che spero continui. Congratulazioni a tutti!”

Per Xenia Chiaramonte si tratta di un ritorno a Venezia, in passato ha svolto un periodo di post-dottorato al Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali di Ca’ Foscari.

“Avevo avuto modo di apprezzare lo spirito di ricerca al contempo seria e innovativa che l’ateneo persegue, e di sentirmi nell’ambiente migliore per proseguire i miei studi che considero originali ma anche ben radicati in una tradizione di critica del diritto – commenta la ricercatrice entusiasta del risultato raggiunto –  Se la mia formazione giuridica diviene sempre più, negli anni, la mia stella del nord, questo progetto è autenticamente transdisciplinare e non si potrebbe sviluppare senza l’imprescindibile contributo che proviene e dalla filosofia, e dalla storia e dalle scienze sociali”.

Perché punire? Attorno a questa domanda fondamentale si svilupperà il progetto P-AGE, “Social Defence: Uncovering the Transnational Epistemology of the Punitive Age”, una domanda che è al contempo giuridica, teoretica e politica.

“La giustificazione comunemente offerta a sostegno del diritto di punire, condivisa in genere sia dagli esperti che dai profani, è che la pena serva in definitiva a null’altro che a difendere la società – spiega Xenia Chiaramonte – Ma cosa significa difendere la società e da dove origina quest’idea? Curiosamente, pur costituendo la giustificazione fondamentale del diritto di punire, la difesa sociale è un paradigma implicito, cioè che non si basa su una  norma scritta né possiede una chiara base storica. E’ così che, , nonostante il suo profondo impatto sulla vita e sulle libertà delle persone, il sistema penale opera senza un chiaro appiglio normativo”.

Il proposito di P-AGE è, allora, quello di tracciare una genealogia della difesa sociale e di esaminarne la rilevanza contemporanea da una prospettiva transnazionale, con l’obiettivo finale di comprendere come e perché la pena sia stata percepita come una risposta adeguata a una serie, crescente, di problemi sociali.

“Sebbene l’idea che la società richieda difesa contro il crimine attraverso la pena sia spesso considerata ‘naturale’, non è sempre stato così: essa in verità si dà storicamente” – aggiunge la ricercatrice, che ricostruirà criticamente l’evoluzione storica e l’espansione di questo concetto.

La teoria della difesa sociale ha avuto origine con la scuola del Positivismo Criminologico, spesso trascurata, che emerse all’inizio del XX secolo. Questa teoria è sopravvissuta fino ai giorni nostri grazie, in gran parte, alla nascita del movimento della Nuova Difesa Sociale (NSD) nel dopoguerra, un’associazione di riformatori del diritto penale che ha promosso una rinnovata concezione della difesa sociale. Le strategie del movimento NSD hanno avuto un ruolo cruciale nel plasmare le politiche criminali dell’Istituto di Ricerca sulla Difesa Sociale delle Nazioni Unite (UNSDRI), oggi noto come Istituto Interregionale di Ricerca sul Crimine e la Giustizia delle Nazioni Unite (UNICRI).

Il Positivismo Criminologico si sviluppò in Italia come un approccio moderno e scientifico al crimine, distinguendosi dalla penologia illuminista. Questo approccio si diffuse rapidamente in tutta Europa, dando vita a progetti di riforma radicali, e attraversò l’Atlantico grazie a iniziative di traduzione e diffusione, raggiungendo sia l’America Latina che gli Stati Uniti. Con il movimento NSD, la difesa sociale acquisì una dimensione transnazionale più marcata, grazie all’alleanza con le Nazioni Unite e ai programmi di politica globale sviluppati dall’istituto dell’ONU dedicato alla difesa sociale. L’obiettivo generale del progetto P-AGE è svelare la logica che sottende la ragione punitiva, mappando la comunità epistemica della difesa sociale, ancora in gran parte inesplorata—una rete transnazionale di idee e attori composta da esperti, studiosi, operatori e decisori politici.

Dal punto di vista metodologico, il progetto prevede la raccolta di dati qualitativi e l’analisi di archivi e documenti relativi al Positivismo criminologico, ossia la “vecchia” difesa sociale, e alla NSD, la “nuova” difesa sociale, oltre che alle politiche dell’ONU in materia di crimine. L’analisi mira a identificare valori condivisi, teorie, approcci, e raccomandazioni politiche per far luce sulle dinamiche interne ed esterne di questa comunità. L’innovazione di questo progetto risiede nella costruzione di una genealogia transnazionale della difesa sociale, l’episteme implicita che sostiene il sistema penale. P-AGE combina criminologia teorica, storia del diritto e analisi delle politiche per riscrivere criticamente la storia della ragione punitiva alla luce del concetto chiave di difesa sociale.

Xenia Chiaramonte sarà responsabile scientifica del progetto ERC P-AGE a Ca’ Foscari. Attualmente è ricercatrice (RTD-B) presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania dove insegna Law and Society e Teorie critiche del diritto.

È autrice di Governare il conflitto. La criminalizzazione del movimento No Tav (Meltemi, Milano 2019) e co-anima il blog della criminologia critica in Italia, “Studi sulla Questione Criminale”. Le sue pubblicazioni includono un libro sulla giustizia politica, Il caso 7 aprile: il processo politico dall’Autonomia Operaia ai No TAV (2019, con Dario Fiorentino), e due lavori in co-curatela sulla violenza politica: Violenza politica: Una ridefinizione del concetto oltre la depoliticizzazione (2018, con Alessandro Senaldi), e Politica e violenza. Teorie e pratiche del conflitto sociale (2021, con Luca Alteri e Alessandro Senaldi). Numerosi suoi contributi sono apparsi su riviste italiane, tedesche, francesi, nord e sudamericane.

Le sue linee di ricerca sono principalmente due: la prima è quella relativa alla storia della ragione punitiva contemporanea, e in particolare alla genealogia della difesa sociale, su cui ha vinto l’ERC Starting Grant 2024 dal titolo P-AGE, Social Defence: Uncovering the Transnational Epistemology of the Punitive Age; la seconda verte sul rapporto fra il diritto e le parole e le pratiche dell’ecologia odierna, su cui sta sviluppando una monografia di prossima pubblicazione.(30Science.com)

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