Roma – L’attività cerebrale associata a parole specifiche sembra manifestarsi in modo simile tra un parlante e l’ascoltatore, che mostrano una sincronizzazione delle onde cerebrali in risposta alle parole usate in conversazione e al loro contesto. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Neuron, condotto dagli scienziati della Princeton University. Il team, guidato da Zaid Zada e Samuel Nastase, ha raccolto dati relativi all’attività cerebrale e le trascrizioni di conversazioni tra coppie di pazienti con epilessia durante interazioni naturali. I partecipanti erano sottoposti a monitoraggio intracranico tramite elettrocorticografia per scopi clinici non correlati presso il New York University School of Medicine Comprehensive Epilepsy Center. Questo approccio registra l’attività cerebrale con risoluzione elevatissima. Gli autori hanno poi utilizzato il modello linguistico su larga scala GPT-2 per estrarre il contesto di ogni lemma.
Le informazioni raccolte sono state implementate per addestrare un altro modello a prevedere le modulazioni dell’attività cerebrale mentre le informazioni fluiscono dal parlante all’ascoltatore. “Il contenuto linguistico – riporta Zada – emerge chiaramente parola per parola nel cervello del parlante prima che l’apparato fonatorio articoli effettivamente le frasi. Lo stesso contenuto linguistico si manifesta nel cervello dell’ascoltatore”. Per comunicare verbalmente, spiegano gli esperti, è necessario stabilire un insieme di definizioni di parole, che possono però variare in base al contesto. “Volevamo capire l’importanza del contesto – sottolinea Nastase – nell’allineamento dell’attività cerebrale tra chi parla e chi ascolta per cercare di quantificare ciò che viene condiviso durante una conversazione”. Nell’ambito dell’indagine, gli autori hanno osservato l’attività cerebrale associata al significato specifico del contesto delle parole nel cervello sia del parlante che dell’ascoltatore. L’analisi ha rivelato che l’attività cerebrale specifica della parola raggiungeva il picco nel cervello del parlante circa 250 millisecondi prima che il termine venisse pronunciato. Allo stesso modo, il picco nel cervello dell’ascoltatore si registrava circa 250 millisecondi dopo aver ascoltato il lemma. “Il nostro lavoro – conclude Zada – dimostra l’importanza del contesto. I grandi modelli linguistici prendono in considerazione diversi elementi, come sintassi e semantica, e li rappresentano in un singolo vettore. Il nostro approccio è più adatto a rappresentare il contesto linguistico. Nei prossimi step, speriamo di ampliare i risultati ottenuti. C’è ancora molto lavoro entusiasmante da fare in futuro per capire come le diverse aree del cervello si coordinano tra loro in diverse scale temporali e con diversi tipi di contenuti”.(30Science.com)