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Mastronuzzi (SGI) “temperature mari italiani assolutamente inconsuete”

(1 Agosto 2024)

Roma – “Le temperature fino a 28°C delle acque superficiali registrate quest’anno sono assolutamente inconsuete ed anormali rispetto alle “naturali” temperature di 24°C di qualche anno fa. Oggi ampie porzioni dell’Antartide e della Groenlandia, sino a qualche decennio fa interamente coperte da ghiacci, sono prive di coperture glaciali. Quel ghiaccio è andato ad aumentare i volumi di acqua dell’Oceano, modificando la rete delle correnti oceaniche superficiali e profonde e condizionando le caratteristiche fisiche e chimiche delle acque con effetti sulle componenti biologiche. Entro il 2100 sommersione di 38.529 Km di costa nel Mediterraneo. Nel Mondo 600 milioni di persone saranno esposte alle conseguenze del livello del mare. Le prossime spiagge saranno sempre più piccole e sempre più affollate sino a che non ce ne saranno più”. Lo ha spiegato Giuseppe Mastronuzzi, Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università Aldo Moro di Bari, alla vigilia del Congresso Nazionale della Società Geologica Italiana (SGI) e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, in programma a breve, a Bari.

“Al sollevamento del livello del mare – ha aggiunto – conseguono due fatti come la sommersione di una estesa fascia costiera tanto che studi recenti indicano che, lungo 163 piane costiere del Mediterraneo entro il 2100 si verificherà la sommersione di  38,529 kmq di costa corrispondenti a circa 5.5 millioni di campi di calcio e l’inondazione in corrispondenza degli eventi meteomarini principali. Fra Manfredonia e Barletta l’abbassamento della superficie topografica a causa della subsidenza indotta dall’emungimento della falda congiuntamente alla demolizione del corpo dunare per aumentare le superfici coltivabili o edificabili, ha determinato oramai la permanete sommersione di una fascia costiera estesa sino a circa 100 m dalla linea di riva, durante le mareggiate l’inondazione normalmente penetra sino a 400m. Esistono zone costiere in tutto il mondo che per caratteri geologici (tettonica e isostasia) o per attività antropiche (costruzione lungo la fascia costiera, emungimento di acqua o di gas dai depositi sotterranei costieri) sono in rapido abbassamento. A Venezia per esempio il livello del mare relativo a quella zona si solleva con una velocità doppia di quella di Genova, solo perché la fascia costiera veneta si abbassa rapidamente”.

Le attività lungo la costa, le emissioni di CO2 e di NH4, il surriscaldamento delle acque, la fusione dei ghiacciai in Antartide dove Mastronuzzi, è stato di recente per attività di ricerca.

“La risposta del ciclo dell’acqua al riscaldamento globale è un’accelerazione della fusione dei ghiacci continentali. Oggi ampie porzioni dell’Antartide e della Groenlandia, sino a qualche decennio fa interamente coperte da ghiacci, sono prive di coperture glaciali. Quel ghiaccio è andato ad aumentare i volumi di acqua dell’Oceano, modificando la rete delle correnti oceaniche superficiali e profonde e condizionando le caratteristiche fisiche e chimiche delle acque con effetti sulle componenti biologiche. Variazioni delle correnti oceaniche  – ha continuato Mastronuzzi – significa profonde variazioni del clima locale con connessi fenomeni parossistici: i periodi di siccità e di intense precipitazioni connesse alle mutazioni del Niño e della Niña sono le evidenze più note. Se tutta la Groenlandia vedesse la fusione dei suoi ghiacci avremmo sul Pianeta un innalzamento del livello del mare di circa 8 m. La fusione di tutto il ghiaccio in Antartide contribuirebbe con circa 60m. Oggi gli oceani sono in rapido innalzamento calcolato sino a 5mm/anno. Il Mediterraneo che è un mare chiuso risente con ritardo della fusione dei ghiacci polari e si innalza con velocità prossime ai 3mm/anno. Negli ultimi circa 150 anni l’uomo ha innescato un drammatico effetto domino di cui stiamo subendo e subiremo gli effetti da ieri ai prossimi decenni. Il peso di una popolazione di circa 8miliardi di persone e l’azione antropica legata all’industrializzazione prima e alla globalizzazione poi, hanno amplificato ed accelerato il naturale riscaldamento del Pianeta, guidato dai movimenti del Pianeta intorno al sole e ai cicli solari, immettendo in atmosfera enormi quantità di CO2 e di NH4 fra i principali responsabili dell’effetto serra. La sola CO2 è arrivata ad avere una concentrazione in atmosfera pari a circa 420ppm quando nel record geologico il massimo “naturale” (all’epoca non c’era attività industriale e gli uomini sul Pianeta erano ben pochi) si è avuto 125mila anni fa, in pieno periodo caldo per il pianeta, con 290 ppm”. L’aumento della temperatura del mare, registrato nel 2024 è inconsueto e anormale.

“Il riscaldamento della superficie del mare – continua – corrisponde all’immagazzinamento in esso di enormi quantità di energia termica. Temperature fino a 28°C delle acque superficiali registrate quest’anno sono assolutamente inconsuete ed anormali rispetto alle “naturali” temperature di 24°C di qualche anno fa. Sottolineando il fatto che la distribuzione delle temperature sulla superficie del mare non è omogenea. E’ evidente che questo calore prima o poi deve essere ceduto all’atmosfera. Questo può avvenire in maniera estremamente veloce quando masse d’aria fredde provenienti dalle alte latitudini scivolano sulle masse d’aria calda riscaldata dal mare richiamandola verso l’alto. In questo caso si generano fenomeni ciclonici molto veloci che possono portare alla formazione di fenomeni atmosferici dalle trombe marine ai medicanes o ai “tropical like cyclones”. Uno dei più recenti di essi, il ciclone Zorbas del 2018, ha prodotto milioni di danni sulle strutture costiere di tutta la fascia costiera ionica italiana oltre che innalzare il livello del mare di circa 1.5 m in alcune località della Sicilia orientale”.

Oggi più del 50% della popolazione dell’Unione Europea vive a meno di 50 km dal mare e il 14%  a 500 metri dal mare. Nel 2100, ben 600 milioni di persone saranno esposte alle conseguenze dell’aumento del livello dei mari. “In questi ultimi 5 decenni – spiega – sono incredibilmente aumentate le attività lungo la fascia costiera: si stima che oggi più della metà della popolazione dell’UE viva a meno di 50 km dal mare; la maggior parte è concentrata nelle aree urbane lungo la costa e circa il 14 % della popolazione totale dell’UE vive a meno di 500 metri dal mare. A scala globale circa 1 miliardo di persone vive in 570 città costiere principali, e si stima che nel 2100 con un livello del mare stimato circa 1 m più alto di oggi, circa 600 milioni di persone saranno esposte alle conseguenze del livello del mare. Una tale pressione significa che la fascia costiera sta perdendo i caratteri di naturalità  – ha dichiarato Mastronuzzi – (distruzione di aree umide, corpi dunari, spiagge, delta fluviali) che la rendono resiliente alle sollecitazioni energetiche dal mare (tempeste, uragani, tsunami) e dalla terra (frane, alluvioni)”. Con un aumentato rischio di erosione costiera.

“Insomma la fascia costiera dopo essere stata distrutta o per lo meno danneggiata dall’azione antropica che ha determinato il terribile disavanzo del budget sedimentario, ora deve confrontarsi con altre azioni indotte dall’uomo. Un corpo oramai stressato e deficiente in massa ha ben poche possibilità di essere resiliente. A costo di passare per Cassandra – ha concluso GiuseppeMastronuzzi  se non si inizia a pianificare seri e funzionali interventi lungo la fascia costiera, l’effetto combinato della pressione antropica diretta (per esempio il turismo di massa e la generalizzata antropizzazione) e la pressione antropica indiretta (cambiamento climatico determineranno la perdita della fascia costiera e dei suoi contenuti naturalistici, culturali, archeologici, storici, quelli che permettono di farne una risorsa economica da gestire con attenzione. Lo stesso turismo che deriva dalla bellezza della fascia costiera sta diventando la causa della sua distruzione. Le prossime spiagge saranno sempre più piccole e sempre più affollate sino a che non ce ne saranno più”. (30Science.com)

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