Valentina Di Paola

Lo sforzo mentale può essere doloroso

(5 Agosto 2024)

Roma –  In determinate situazioni, lo sforzo mentale potrebbe essere associato a sensazioni fastidiose, e, in alcuni casi, addirittura dolorose. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Psychological Bulletin, condotto dagli scienziati della Radboud University e dell’American Psychological Association. Il team, guidato da Erik Bijleveld, ha revisionato un corpus di 170 ricerche precedenti, pubblicate tra il 2019 e il 2020, per capire come le persone rispondano a diversi compiti cognitivi. I lavori analizzati coinvolgevano in totale 4.670 partecipanti provenienti da vari contesti e associati a diversi mestieri. Scopo dell’indagine, quello di capire se lo sforzo mentale può essere correlato a sensazioni spiacevoli e se tale associazione dipenda dal compito stesso o dalla fascia di popolazione considerata. Spesso, spiegano gli esperti, si tende a incoraggiare lo sforzo mentale in determinati contesti, ad esempio in ambito scolastico e lavorativo, per spronare i ragazzi e i dipendenti a un migliore rendimento. In apparenza, riportano gli studiosi, il meccanismo sembra portare gli individui a impegnarsi attivamente in attività mentalmente complesse, eppure, il lavoro suggerisce che lo sforzo mentale non è considerato piacevole. Nell’ambito dell’indagine, i soggetti coinvolti provenivano da 29 paesi e dovevano svolgere 358 diversi compiti cognitivi, ad esempio apprendere una nuova tecnologia, orientarsi in un ambiente non familiare o giocare con una simulazione di realtà virtuale. I volontari segnalavano il livello di sforzo, le sensazioni spiacevoli sperimentate, come la frustrazione, l’irritazione, lo stress o il fastidio. In tutte le analisi, sforzi mentali maggiori sembravano associati a sentimenti spiacevoli. “I nostri risultati hanno importanti ricadute – commenta Bijleveld – manager, direttori e insegnanti dovrebbero tenere conto delle sensazioni suscitate dagli sforzi mentali eccessivi. In particolare, se viene richiesto un determinato compito cognitivo, potrebbe essere utile prevedere specifici riconoscimenti o supporti”. I ricercatori hanno precisato che la correlazione tra questi compiti e il disagio era maggiormente evidente in Europa e Nord America rispetto ai paesi asiatici. Gli studenti delle scuole superiori nei paesi asiatici, in effetti, tendono a dedicare più tempo ai compiti scolastici rispetto alle loro controparti europee o nordamericane, osservano gli autori, per cui le abilità necessarie a sopportare livelli più elevati di sforzo mentale vengono sviluppate prima dell’età lavorativa. “L’aspetto più curioso – commenta Bijleveld – è che spesso nel mondo reale le persone continuano a impegnarsi volontariamente in sforzi mentali anche molto complessi. Milioni di persone, ad esempio, giocano a scacchi. Questo avviene perché, probabilmente, si percepisce una determinata ricompensa. Ad ogni modo, anche se ci si dedica ad attività cognitive impegnative, non bisognerebbe dare per scontato che le persone amino lo sforzo mentale in generale. Piuttosto, è probabile che si scelga un’attività del genere nonostante la sensazione che ne scaturisce, per ottenere un determinato beneficio, ad esempio le sensazioni positive derivanti da una possibile vittoria, per proseguire sull’esempio degli scacchi”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).