Roma – Sottoporre i pazienti con commozione cerebrale alla risonanza magnetica con tensore di diffusione potrebbe aiutare a identificare i casi di ‘malattia nascosta’, una complicazione che si verifica una volta su tre a seguito di lesioni traumatiche alla testa. A questo incoraggiante risultato giunge uno studio, pubblicato sulla rivista EClinicalMedicine, condotto dagli scienziati dell’Università di Cambridge. Il team, guidato da Virginia Newcombe, ha dimostrato che l’imaging con tensore di diffusione (DTI) può migliorare notevolmente i modelli prognostici esistenti per i pazienti con commozione cerebrale sottoposti a TC cerebrale tradizionale. In Europa, riportano gli autori, circa un individuo su 200 subisce una commozione cerebrale, la più frequente delle quali è il trauma cranico. I pazienti vengono generalmente sottoposti a scansione TAC solo in caso di ematomi, sanguinamenti e gonfiore. Questi approcci, però, identificano anomalie in meno del 10 per cento dei casi, sebbene tra il 30 e 40 per cento delle commozioni provochi sintomi significativi che possono durare anni e potenzialmente cambiare la vita. Tra i sintomi più comuni, gli esperti evidenziano affaticamento, difficoltà di memoria, mal di testa e problemi di salute mentale, come ansia, depressione e stress post-traumatico. “La natura della commozione cerebrale – spiega Newcombe – fa sì che i pazienti e i medici di base abbiano difficoltà a quantificare la gravità dei sintomi. Per questo si parla di ‘malattia nascosta’. Senza prove oggettive di una lesione cerebrale, è probabile che le persone che sperimentano conseguenze complesse si sentano inadeguatamente seguite”. Nell’ambito del lavoro, il gruppo di ricerca ha reclutato oltre mille pazienti con commozione cerebrale, arruolati per lo studio Collaborative European NeuroTrauma Effectiveness Research in Traumatic Brain Injury (CENTER-TBI). Il 38 per cento dei partecipanti ha presentato un recupero incompleto, per cui mostravano ancora sintomi a distanza di tre mesi dalla dimissione. Stando a quanto emerge dall’indagine, i punteggi assegnati a seguito della scansione DTI miglioravano notevolmente l’accuratezza della prognosi. Mentre l’attuale modello clinico è in grado di anticipare correttamente 69 casi di malattia nascosta su 100, il nuovo approccio sembrava migliorare questo pronostico per 82 episodi su 100. L’analisi ha anche suggerito che le concentrazioni delle proteine acida fibrillare gliale (GFAP) e luce del neurofilamento (NFL) potevano essere utili nell’identificazione dei pazienti a maggior rischio. “La commozione cerebrale – spiega Newcombe – è una patologia neurologica più frequente negli adulti, ma i servizi sanitari non possono contare su risorse sufficienti a garantire regolarmente a ogni paziente un controllo di follow-up. Il nostro metodo permette di individuare i casi più a rischio”. “Nei prossimi step – conclude – speriamo di esplorare l’efficacia dei biomarcatori del sangue, per capire se esistono dei valori che potrebbero rappresentare predittori semplici e pratici della condizione. Una diagnosi tempestiva e corretta costituisce il primo passo per una prognosi migliore”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).