Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Verso tecnologia a base DNA per lo stoccaggio dei dati

(9 Luglio 2024)

Roma – In Lituania si sta sviluppando un nuovo campo scientifico, l’archiviazione dei dati basata sul DNA. La società Genomika, insieme alla Kaunas University of Technology e ad altri partner, mira a sviluppare una soluzione autonoma per l’archiviazione dei dati nelle strutture del DNA. Il valore totale del progetto è di oltre 5 milioni di euro. Secondo Renaldas Raišutis, direttore dell’istituto di ricerca sugli ultrasuoni K. Baršauskas presso l’Università tecnologica di Kaunas (KTU URI), la cache del DNA può archiviare perfettamente grandi quantità di dati. “In una società globalmente digitalizzata, ogni anno vengono creati e utilizzati sempre più dati. I centri di archiviazione dati convenzionali consumano l’1,5 per cento dell’elettricità mondiale ed emettono 200 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2) all’anno”, afferma. Il progetto DNAMIC (DNA Microfactory for Autonomous Archiving) , guidato dall’azienda lituana Genomika e in collaborazione con un team internazionale di ricercatori, svilupperà entro 3 anni un disco rigido basato sull’archiviazione dei dati in molecole di DNA. Il progetto è finanziato dal programma EIC Pathfinder, parte di European Horizon. Secondo il dott. Lukas Žemaitis, co-fondatore di Genomika, il DNA, una tecnologia di archiviazione delle informazioni sviluppata e perfezionata nel corso di miliardi di anni, potrebbe rappresentare una potenziale tecnologia per l’archiviazione delle informazioni. Ignas Galminas, il secondo co-fondatore di Genomika, spiega che questa invenzione potrebbe risolvere una moltitudine di problemi legati all’archiviazione dei dati, come l’uso di acqua e metalli rari, la longevità e altri. “Se non si risolve il problema dell’archiviazione dei dati, entro il 2060 l’intera superficie terrestre sarà ricoperta da grandi data center”, osserva. Genomika, KTU e ricercatori di altri quattro Paesi stanno collaborando per sviluppare la prima unità modulare che consentirà a un utente senza conoscenze specifiche in materia di tecnologie genetiche di registrare e leggere informazioni digitali utilizzando il DNA. L’archiviazione delle informazioni in strutture di DNA sintetico consente un utilizzo più efficiente dello spazio, un ingombro ridotto e la possibilità di conservare informazioni per migliaia di anni con un consumo energetico molto basso, afferma il Prof. Raišutis della KTU. “Una caratteristica interessante delle cache del DNA è la loro capacità di immagazzinare grandi quantità di informazioni in uno spazio molto piccolo. È significativamente più compatto dei tradizionali media digitali. Il DNA è estremamente stabile e affidabile per l’archiviazione a lungo termine delle informazioni”, sottolinea Raišutis. (30science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla