Lucrezia Parpaglioni

Un farmaco potrebbe bloccare la fame senza causare nausea

(10 Luglio 2024)

Roma – Rilevata una popolazione di neuroni nel cervello in grado di controllare l’assunzione di cibo senza causare nausea. La scoperta del Monell Center, condotta su un modello animale, potrebbe contribuire a ridurre gli effetti collaterali dei più diffusi farmaci di nuova generazione contro l’obesità. I risultati, riportati su Nature, hanno come obiettivo quello di sviluppare un farmaco migliore che inibisca l’assunzione di cibo senza indurre nausea. Il prossimo capitolo della storia dei farmaci contro l’obesità potrebbe essere, dunque, incentrato sulla relazione fisiologica tra la sensazione di sazietà dopo un pasto e il controllo neurologico della nausea. Lo studio descrive due circuiti neurali distinti che regolano effetti diversi dello stesso farmaco. I farmaci studiati sono tra i più efficaci per la perdita di peso disponibili, noti come agonisti del recettore del glucagone peptide-1, o GLP1R, a lunga durata d’azione, che avviano risposte neurochimiche attraverso recettori espressi nell’organismo. Uno dei farmaci più efficaci e popolari a base di GLP1, chiamato semaglutide e commercializzato come Ozempic e Wegovy, produce risultati impressionanti in termini di perdita di peso negli studi clinici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2022 1 persona su 8 a livello globale soffrirà di obesità, rendendo lo sviluppo di farmaci come questi di estrema importanza. “Uno degli ostacoli ai trattamenti farmacologici per l’obesità sono gli effetti collaterali, come nausea e vomito”, ha dichiarato Amber L. Alhadeff, del Monell Center e autrice senior del lavoro. “Non sapevamo se questi spiacevoli effetti collaterali fossero correlati o necessari per gli effetti di perdita di peso”, ha continuato Alhadeff. Per scoprirlo, il gruppo del Monell ha studiato i circuiti cerebrali che collegano la sensazione di sazietà dopo aver ingerito un pasto a quelli che causano l’evitamento del cibo a causa della nausea. I ricercatori hanno scoperto che i neuroni del cervello mediano entrambi gli effetti di questi farmaci per l’obesità e, inaspettatamente, hanno anche rilevato che i singoli neuroni che mediano la sazietà e la nausea sono diversi. L’imaging a due fotoni dei neuroni GLP1R del cervelletto di topi vivi ha mostrato che la maggior parte dei singoli neuroni è sintonizzata per reagire a stimoli che sono nutritivi o negativi, ma non a entrambi. Inoltre, lo studio ha rivelato che i neuroni GLP1R in una parte del cervelletto, chiamata area postrema, rispondono maggiormente agli stimoli avversivi, mentre i neuroni GLP1R situati in un’altra area, chiamata nucleus tractus solitarius, si orientano verso gli stimoli nutritivi. Successivamente, la squadra di ricerca ha manipolato separatamente i due gruppi di neuroni GLP1R per capire i loro effetti sul comportamento. Gli scienziati hanno scoperto che l’attivazione dei neuroni nel nucleo tractus solitarius innesca la sazietà, senza alcun comportamento di avversione; mentre l’attivazione dei neuroni nell’area postrema scatena una forte reazione di avversione. È importante notare che i farmaci contro l’obesità hanno ridotto l’assunzione di cibo anche quando la via dell’avversione è stata inibita. Questi risultati sorprendenti evidenziano come la popolazione di neuroni del nucleus tractus solitarius sia un bersaglio per futuri farmaci contro l’obesità, in grado di ridurre l’assunzione di cibo senza arrecare effetti indesiderati agli individui. “Lo sviluppo di farmaci sperimentali per l’obesità che attivino selettivamente questa popolazione di neuroni potrebbe favorire la perdita di peso evitando effetti collaterali avversivi”, ha dichiarato Alhadeff. Inoltre, secondo gli autori, il concetto di separazione tra effetti terapeutici ed effetti collaterali a livello dei circuiti neurali potrebbe essere applicato a qualsiasi farmaco con effetti collaterali. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.