Valentina Di Paola

La terapia ormonale per il cancro al seno è associata a un rischio inferiore di demenza

(16 Luglio 2024)

Roma – Le donne che seguono la terapia ormonale modulante (HMT) per il trattamento del cancro al seno sembra associata a un rischio del sette per cento più basso di sviluppare la malattia di Alzheimer e altre forme di demenza in età avanzata. Questo incoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sul Journal of American Medical Association Network Open, condotto dagli scienziati dell’Università di Pittsburgh e del Magee-Womens Research Institute. Il team, guidato da Francesmary Modugno Chao Cai, ha utilizzato i dati di un database federale per individuare le donne di età pari o superiore a 65 anni che tra il 2007 e il 2009 avevano ricevuto una diagnosi di cancro al seno. Sono state riscontrate 18.808 pazienti, il 66 per cento delle quali aveva ricevuto la terapia ormonale modulante entro tre anni dalla diagnosi. Il follow-up, durato circa 12 anni, ha riscontrato che il 24 per cento della coorte che aveva ricevuto HMT aveva sviluppato l’Alzheimer o un’altra forma di demenza, a fronte del 28 per cento nell’altro sottogruppo. L’effetto protettivo, riportano gli esperti, diminuiva con l’età e variava in base alla provenienza etnica. L’uso della terapia ormonale modulante, precisano gli esperti, era associato a una diminuzione complessiva del rischio relativo di sviluppare demenza, con un effetto protettivo più pronunciato nelle pazienti di età compresa tra 65 e 69 anni. Le donne di colore di età compresa tra 65 e 74 anni che avevano ricevuto l’HMT erano associate a un rischio del 24 per cento più basso di sviluppare demenza, che scendeva al 19 per cento dopo i 75 anni. Per le pazienti bianche, invece, il tasso di rischio era dell’11 per cento nella prima fascia d’età, e nullo al di sopra dei 75 anni. “Non conosciamo i meccanismi alla base di questa disparità – commenta Modugno – per questo sarà necessario condurre ulteriori indagini, considerando anche partecipanti più giovani e gruppi etnici più variegati. Ad ogni modo, questi risultati evidenziano l’importanza di essere consapevoli dei fattori individuali del paziente quando si prescrivono farmaci o si sviluppano piani di trattamento. Dobbiamo valutare i singoli individui cercando di ottimizzare i risultati e ridurre al minimo i rischi per le pazienti”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).