Roma – Le alterazioni avvenute nella Corrente del Golfo durante l’ultima era glaciale potrebbero indicare una maggiore sensibilità ai futuri cambiamenti climatici. A questa allarmante conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati dell’University College di Londra. Il team, guidato da Jack Wharton, ha scoperto che durante l’ultima era glaciale, circa 20 mila anni fa, la Corrente del Golfo era più forte a causa dei venti più potenti che soffiavano sull’Atlantico settentrionale subtropicale. Ciò potrebbe significare che il cambiamento climatico sarebbe in grado di provocare una riduzione dei venti, che potrebbe causare un indebolimento della corrente. La dimensione di questo effetto non è ancora chiara, ma gli autori ipotizzano che un corrente più debole potrebbe limitare la quantità di calore tropicale che raggiunge l’Europa, raffreddando il continente e causando livelli del mare più alti nel Nord America. La Corrente del Golfo, continuano gli scienziati, risale la costa orientale degli Stati Uniti e poi attraversa l’Atlantico fino all’Europa, portando con sé acqua calda tropicale, che rilascia calore nell’atmosfera. Gli studiosi hanno analizzato i resti fossili di foraminiferi, microrganismi che vivono sul fondale oceanico, prelevati da carote di sedimenti recuperate al largo della costa della Carolina del Nord e della Florida. I foraminiferi prelevati da diverse località indicavano che circa 20 mila anni fa la Corrente del Golfo era due volte più profonda e veloce rispetto a oggi. “Abbiamo scoperto – riporta Wharton – che durante l’ultima era glaciale, la Corrente del Golfo era molto più forte a causa dei venti più forti attraverso l’Atlantico settentrionale subtropicale. Il nostro lavoro evidenzia anche la potenziale sensibilità della corrente ai futuri cambiamenti nei modelli di vento”. La Corrente del Golfo fa anche parte del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica, o AMOC, guidata dalla formazione di acque profonde dell’Atlantico settentrionale subpolare. Gli scienziati hanno precedentemente sollevato preoccupazioni su come il cambiamento climatico potrebbe indebolire l’AMOC poiché l’acqua glaciale di scioglimento che fuoriesce dalla Groenlandia potrebbe interrompere la formazione di acque profonde, impedendo all’acqua calda tropicale di raggiungere l’Europa. Se l’AMOC dovesse ridursi considerevolmente, le temperature europee potrebbero scendere fino a 10-15 gradi Celsius, compromettendo l’agricoltura continentale e i modelli meteorologici. “Non sempre si riconosce quanto le correnti oceaniche siano responsabili del trasferimento di calore in tutto il pianeta – commenta Mark Maslin, altra firma dell’articolo – paradossalmente, il riscaldamento del clima potrebbe raffreddare gran parte dell’Europa interrompendo l’AMOC. La nostra nuova ricerca contribuisce a questa comprensione e dimostra che l’indebolimento dei venti che guidano la Corrente del Golfo potrebbe ridurre la circolazione del calore, influenzando ulteriormente il continente”. (30science.com)