Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Innovare lo stoccaggio del riso per evitare nuove carestie

(16 Luglio 2024)

Roma – Preservare le riserve di riso con un innovativo sistema di stoccaggio potrebbe grandemente mitigare il rischio contaminazioni. E’ quanto emerge da un nuovo studio pubblicato da “Food Control” a guida dell’Università dell’Arkansas. Mentre metà della popolazione mondiale fa affidamento sul riso come alimento base, circa il 15 percento del riso prodotto ogni anno è contaminato da aflatossine potenzialmente fatali. Vedere che questo minacciava vite umane nel suo paese d’origine, il Kenya, ha spinto una giovane laureata a concentrarsi sull’eliminazione del rischio attraverso metodi di conservazione più sicuri. Faith Ouma, dottoranda presso il dipartimento di scienze alimentari dell’Università dell’Arkansas, è diventata così l’autrice principale del nuovo studio. Lei e i suoi colleghi hanno cercato di capire come prevenire la formazione di aflatossina misurando l’impatto della temperatura, del tempo di conservazione e dell’umidità sulla crescita della tossina. Il riso di una fattoria di Hazen è stato raccolto e diviso in frazioni di riso grezzo, integrale e lavorato. Il riso grezzo non è lavorato e ha ancora la sua lolla, o rivestimento protettivo duro, mentre il riso integrale no. Il riso lavorato non ha la lolla e gli strati di crusca. I campioni di ogni tipo di riso sono stati quindi divisi in autoclavati, o sterilizzati a vapore, e non autoclavati. Tutti i campioni sono stati inoculati con Aspergillus flavus , un tipo di fungo che produce aflatossine, e il team ha quindi monitorato i livelli di aflatossina. I ricercatori hanno misurato l’ergosterolo, una sostanza presente nelle pareti cellulari dei funghi, e la quantità di aflatossina B1, una potente tossina collegata al cancro al fegato e alla soppressione del sistema immunitario. I ricercatori hanno scoperto che i livelli di temperatura e umidità relativa avevano gli impatti più significativi sulla crescita fungina e avevano un impatto ancora maggiore quando erano presenti insieme. Hanno anche scoperto che il riso integrale aveva livelli di aflatossina B1 notevolmente elevati a causa dei grassi nella sua crusca, che può fornire carbonio per una maggiore crescita fungina e produzione di aflatossina. Lo studio di Ouma ha dimostrato che le condizioni di conservazione del riso idonee a ridurre il rischio di aflatossina dopo il raccolto includono una temperatura inferiore a 20 gradi Celsius, o 68 gradi Fahrenheit, e un’umidità relativa inferiore al 75 percento. (30science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla