Lucrezia Parpaglioni

I segnali facciali del lupo rivelano se sta giocando o sta per attaccare

(9 Luglio 2024)

Roma – I sottili segnali facciali dei lupi segnalano le loro intenzioni, distinguendo comportamenti di gioco dall’attacco. La loro comunicazione facciale non è solo buona educazione, ma aiuta a mantenere la coesione all’interno del branco. A rivelarlo un nuovo studio pubblicato su Animal Behaviour. Quando i lupi si azzuffano, si mordicchiano e mostrano le zanne l’uno contro l’altro, potrebbe significare che sta per scoppiare una rissa, o semplicemente che si tratta di comportamenti scherzosi. “Queste espressioni facciali dicono ‘ehi, stiamo giocando ora, ed è solo per divertimento’ oppure ‘ora, è una cosa vera'”, ha detto Christina Hansen Wheat, etologa dell’Università di Stoccolma che non ha partecipato allo studio.

Le espressioni facciali dei lupi aiutano a segnalare le loro intenzioni.                  CREDITO: MUHAMMAD MISBAHUDIN FARIZI/500PX/GETTY IMAGES

“È uno strumento di comunicazione molto preciso”, ha precisato Hansen Wheat. La maggior parte delle ricerche sulle espressioni facciali dei lupi è vecchia di decenni e puramente osservativa. Molti studi contemporanei hanno utilizzato metodi progettati per studiare i cani: un’approssimazione inadeguata, dato questi hanno meno espressioni facciali dei loro antenati. Veronica Maglieri, etologa dell’Università di Pisa, e i suoi colleghi hanno osservato più da vicino i lupi, ma non quelli selvatici a causa della difficoltà di rilievo di comportamenti in natura. Gli scienziati abituato i branchi di lupi grigi, artici e canadesi in cattività alla loro presenza, mentre i lupi si aggiravano in recinti boscosi grandi quanto un campo da calcio. I ricercatori si sono seduti fuori dai recinti per ore e ore. “Abbiamo usato la prima settimana solo per imparare a riconoscere ogni singolo lupo”, ha raccontato Maglieri. “Identificarli nel bel mezzo di un combattimento o in condizioni climatiche avverse poteva essere difficile”, ha continuato Maglieri. Alla fine, il gruppo di ricerca è riuscito a individuare i singoli lupi non solo dal loro volto, ma anche dal modo in cui camminavano e dai suoni che emettevano. “È stato davvero sorprendente”, ha commentato Maglieri. Dopo che, trascorsa circa una settimana, i lupi si sono sentiti a proprio agio con i ricercatori, questi hanno iniziato a fare riprese video, cercando di catturare tutte le interazioni giocose e aggressive degli animali mentre si aggiravano nel recinto. Dopo aver registrato 135 ore di filmati, i ricercatori hanno ripreso 379 interazioni di questo tipo. Analizzando il filmato fotogramma per fotogramma, hanno cercato i singoli movimenti muscolari nei volti dei lupi. Poi i ricercatori hanno esaminato altri indizi, come il fatto che un individuo dava all’avversario l’opportunità di contrattaccare, per classificare ogni interazione come amichevole o combattiva. La squadra di ricercatori ha trovato cinque distinte espressioni facciali che i lupi usano per comunicare diversi livelli di giocosità e aggressività. Durante le interazioni ludiche, ad esempio, i lupi aprono la bocca e rilassano le labbra. Se la lotta si spinge troppo oltre, il lupo può tirare indietro le labbra, scoprendo le gengive e restringendo gli occhi. Se le cose continuano a intensificarsi e sembrano sfociare in una lotta senza esclusione di colpi, il lupo rivela una macchia chiara proprio sulla parte superiore delle gengive: una bandiera di avvertimento rossa fiammeggiante. Queste espressioni erano comuni a tutti i branchi di lupi grigi, artici e canadesi osservati dai ricercatori. “Le differenze tra le espressioni sono sottili ma fondamentali”, ha osservato Elisabetta Palagi, etologa dell’Università di Pisa e coautrice dello studio. “Pochi elementi chiave cambiano il significato”. “Mi piace l’essenza del documento”, ha affermato Hansen Wheat. “E penso che sia importante che ci siano più studi sui lupi”, ha aggiunto Hansen Wheat. In futuro, Maglieri e Palagi vogliono indagare sul perché il repertorio di espressioni facciali dei cani domestici sia diventato più semplice. Una teoria è che un minor numero di espressioni significa che c’è meno possibilità di confusione tra i cani e i loro compagni umani. “Se si vuole comunicare con un’altra specie, la soluzione migliore è usare sempre la stessa espressione facciale, piuttosto che più espressioni distinte”, ha spiegato Maglieri. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.